Spedizione gratis a partire da € 90

Arbeit Macht Frei, il primo album degli Area

di Redazione
 
arbeit macht frei area

Terza puntata di Italian Progressive Archive, la collezione di Sony Music Italia distribuita in esclusiva da Discoteca Laziale.

È il 1973 quando gli Area, nati solamente un anno prima, pubblicano il loro primo album, Arbeit Macht Frei: titolo che riprendeva la frase che si stagliava sull’ingresso di molti lager nazisti, come Auschwitz e Dachau.

Scopriamo insieme storia e caratteristiche di questo album divenuto presto un classico della musica progressive italiana.

Il contesto storico e l’uscita di Arbeit Macht Frei

Inaugurato con il ’68, negli anni ‘70 si entra in un periodo di lotte studentesche e operaie, di critiche feroci al sistema capitalistico e borghese, sia dal punto di vista economico che valoriale.

Se il decennio è caratterizzato da una diffusa violenza politica, viene anche attraversato da forti spinte creative, da avanguardie che cercavano di rinnovare il linguaggio artistico, non solo nel campo musicale, spesso attraverso atti provocatori. Gli Area rientrano a pieno titolo in questa categoria.

L’uscita di Arbeit Macht Frei fu accompagnata da subito da polemiche e scalpore, ancora prima della sua commercializzazione, e non solo per il titolo. La copertina, opera di Edoardo Savelli, aveva infatti una forte impronta evocativa e allusiva, con statuine incatenate che tenevano in mano una chiave. Un’immagine con una chiara connotazione simbolico-politica. Inoltre, gli Area decisero di inserire all’interno del disco una pistola di cartone – un’ulteriore scelta di forte impatto sul pubblico e sulla critica.

Superando l’effetto che poteva produrre l’aspetto grafico, la grandezza dell’album risiede sicuramente nella trasmissione di un messaggio politico, a cui vanno aggiunti un riuscito mix di sonorità internazionali, mediterranee e italiane, e la forza trascinante della voce di Demetrio Stratos.

Caratteristiche dell’album

Registrato in una cascina della pianura padana, Arbeit Macht Frei presenta una fusione di diversi generi (non a caso il nome Area è sempre accompagnato dalla dicitura International POPular Group), frutto delle diverse esperienze dei membri, che permisero alla band di muoversi con dimestichezza tra rock, free-jazz, musica d’avanguardia, ma anche pop ed elettronica. Un tipo di esperienza già presente in alcuni gruppi inglesi, come i Soft Machine.

Questo genere di musica, spesso di difficile comprensione per un pubblico non “consapevole” e meno propenso a rompere con la tradizione, collocò gli Area tra i maggiori gruppi d’avanguardia del momento.

Arbeit Macht Frei si distingue però dalle produzioni prog del periodo proprio per la compresenza di diversi stili musicali, e per il tentativo di allontanarsi sempre di più dai canoni della tradizione, portando il suono verso nuovi orizzonti e cercando di ottenere un sound che fosse unico.

Nonostante la componente musicale fosse centrale, nelle canzoni degli Area era presente anche una chiara e netta matrice politica e sociale nei testi, che si legava alla tendenza di sviluppare una rivoluzione di stampo principalmente culturale, sognando un mondo nuovo.

Così come facevano i tanti ragazzi che dal ’68 continuavano a scendere in piazza.

Uno sguardo alle tracce

Arbeit Macht Frei è composto da sei brani, per un totale di poco più di 36 minuti.

Il pezzo di apertura è Luglio, agosto, settembre (nero). Il brano si apre con un incipit di una voce araba, quasi una preghiera (registrata in un museo del Cairo). Le melodie arabeggianti e gitane, i repentini cambi di tempo e le progressioni armoniche accompagnano il duro e pesante testo, con chiaro riferimento ai drammatici eventi del popolo palestinese: Settembre Nero è infatti il termine con il quale si indica la repressione dei palestinesi da parte del re di Giordania dopo i falliti attentati alla sua persona.

Il secondo brano, Arbeit Macht Frei, che dà il titolo all’album, inizia con una lunga introduzione di giochi di percussioni da parte di Giulio Capiozzo, seguita dal sopraggiungere di sonorità sempre più jazzistiche, che invogliano al movimento e alla leggerezza di spirito. E dopo un riff ammaliante di basso e chitarra, ecco spuntare la sontuosa voce di Stratos, che si articola in eccezionali gorgheggi sopra continui assoli di chitarra e sax.

Consapevolezza parte con un’impronta tra il progressive e il jazz-rock, per poi continuare su sonorità più orientaleggianti, concludendo con l’alternarsi di sequenze tra jazz, progressive e rock, con un sapiente uso di chitarre e organetto.

Le Labbra Del Tempo è la traccia numero quattro. La prima parte della canzone è affidata alla voce di Stratos, accompagnata dal sax, sviluppandosi gradualmente in una lunga improvvisazione jazzistica, che continua in una climax di sperimentazione strumentale, fino al ritorno della voce del cantante, esplosiva e irrefrenabile, che conclude il pezzo.

250 Chilometri da Smirne, quinto brano del disco, è l’unico interamente strumentale, incentrato su canoni free-jazz, con un’alternanza di assoli dei vari strumenti.

Il primo lavoro degli Area si chiude con L’abbattimento dello Zeppelin, probabilmente il più avanguardistico di tutti i brani – il che lo rende probabilmente anche il più affascinante. Il pezzo si caratterizza per l’uso di sintetizzatori ed effetti elettronici propri del prog, mescolati ad assoli di chitarra e fughe strumentali più jazzistiche, sui quali si articola sia il canto che una vera e propria recitazione di Stratos.

Come detto, Arbeit Macht Frei è una pietra miliare nella storia delle avanguardie musicali e della controcultura, non solo italiane, e non solo per la ricerca strumentale e sonora. Tutto l’album si caratterizza infatti per una forte critica al capitalismo e al suo sistema valoriale, incitando a una ribellione che porti l’individuo a superare i muri della morale e dell’ipocrisia borghese, per osservare il mondo da altre prospettive. Per dirla con le parole di Consapevolezza: «Schiaccia sul muro senza pietà / La tua morale che ti vuole ancora / Imprigionato tra mediocrità / Lascia partire il tuo ascensore / Lascialo andare e prendi il potere».