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Come nasce il rap in Italia: da Jovanotti alla golden age

di Redazione
 
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Il rap è oggi una realtà ben consolidata nel panorama musicale e culturale italiano così come in tutti gli altri mercati. Come tutti sanno, la cultura hip hop (di cui il rap è una delle componenti fondamentali) nasce soprattutto nel contesto americano con i primi Mc’s che si fecero strada nel Bronx tra gli anni Settanta e Ottanta. 

Ma come questo fenomeno è nato in Italia e chi sono stati i primi artisti nostrani a veicolare questo genere? È quello che proveremo a spiegare nei prossimi paragrafi anche se una risposta univoca non c’è poiché il rap si è diffuso grazie alla spinta di molteplici attori sulla scena musicale che lo hanno reso progressivamente un fenomeno di massa. Di sicuro possiamo dire che un ruolo fondamentale, sul finire degli anni Ottanta, per far conoscere il rap al grande pubblico lo ha avuto Jovanotti con i suoi primi lavori e la sua presenza nelle trasmissioni radiofoniche. 

L’iniziale spinta propulsiva, però, l’ha avuta il tour che Afrika Bambaataa – uno dei precursori del rap nel mondo – fece in Italia favorendo i primi veri contatti tra il nostro paese e questo nuovo genere musicale. Un ruolo di primo piano lo hanno avuto anche le cosiddette posse, fenomeno musicale sviluppatosi tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta spesso legate ai centri sociali. È proprio negli anni Novanta che si forma la golden age del rap italiano grazie ad alcuni tra i maggiori esponenti della scena musicale prima di una generale crisi agli inizi del Duemila e di una ripresa negli anni successivi fino alla popolarità che oggi conosciamo. 

Le origini del rap in Italia e il tour di Afrika Bambaataa

In Italia la cultura hip hop è rimasta pressoché sconosciuta almeno fino all’inizio degli anni Ottanta. Una prima svolta arrivò con il tour mondiale di Afrika Bambaataa che toccò anche il nostro paese. Bambaataa era uno dei più importanti MC e ritenuto tra i principali precursori dell’hip hop insieme a Kool Herc e Grandmaster Flash: il suo tour ebbe quindi una portata non indifferente per la diffusione del rap in Europa. Grazie alle sue esibizioni in Italia molti giovani, spinti dalla passione per questo nuovo fenomeno, iniziarono a radunarsi nelle grandi città – a Roma, Milano e Torino – creando i primi movimenti di aggregazione intorno a questa novità musicale e culturale. 

La cultura hip hop cominciava a far breccia nella fascia giovanile tanto che inizialmente era assai raro ascoltare pezzi rap in italiano: la quasi totalità dei brani, infatti, fu registrata in lingua inglese principalmente per due motivi: da una parte per evidenziare una propria appartenenza al modello americano, dall’altra perché la metrica italiana veniva vista con scetticismo per essere utilizzata in questo ambito.

L’inizio della popolarità del genere: Jovanotti e gli anni delle Posse

Alla fine degli anni Ottanta il rap in Italia cominciò ad avere una sua dimensione più definita. Se con la tournee di Afrika Bambaataa il genere ha avuto i suoi primi contatti con il nostro paese, ad estenderne la notorietà al grande pubblico fu sicuramente Jovanotti che conobbe proprio in quegli anni il rap rimanendone affascinato. Jovanotti pubblicò l’album di debutto Jovanotti for President nel 1988 al cui interno erano presenti strofe rap cantate in inglese: fu il primo tentativo di cimentarsi con la musica rap mentre il primo album interamente registrato sotto questo genere arrivò soltanto tre anni dopo.

Nel frattempo, la conoscenza del rap continuava a fare proseliti in Italia e il primo disco rap in assoluto venne pubblicato nel 1990 dal collettivo romano Onda Rossa Posse: l’album conteneva il singolo Batti il tuo tempo che riscosse un notevole successo ed è considerato come l’atto di nascita del rap italiano. 

Le posse furono un movimento in costante ascesa in quegli anni, formatisi soprattutto nell’ambito dei centri sociali, e contribuirono alla diffusione dell’hip hop. Con questo termine si indicavano gli attivisti nel campo politico-sociale e di rivendicazione di diritti, che utilizzavano la musica per esprimere le proprie opinioni e diffonderle. Oltre al collettivo Onda Rossa Posse (che si sciolse poco dopo l’album pubblicato) nella scena romana nacquero diverse realtà interessanti anche nella scena bolognese e in molte altre parti d’Italia. 

La golden age del rap italiano

Nel pieno degli anni Novanta si entrò nella cosiddetta età dell’oro del rap italiano grazie alla comparsa di tanti nomi che fecero la fortuna del genere sia dentro che fuori dalla scena mainstream. Le sonorità semplici tipiche della old school dei primi anni vennero sostituite da nuovi stili, slang comunicativi e basi musicali: comparvero sulla scena artisti come Articolo 31NeffaSottotonoColle der FomentoBassi Maestro e tanti altri. 

Furono anni di grande successo per il rap italiano, spinto anche dalle radio che trasmisero sempre più frequentemente i suoi brani. Fu Frankie Hi NRG a pubblicare nel 1993 il primo disco rap (Verba Manent) distribuito da una major, la BNG. L’epoca d’oro si misura anche con i risultati di Così Com’è, terzo album degli Articolo 31 pubblicato nel 1996, che con le oltre 600 mila copie vendute venne considerato il più importante album dell’hip hop italiano

Dopo questo periodo florido per il genere arrivò, agli inizi del Duemila, una fase di crisi per tutto il movimento che fece fatica a sfornare nuove idee. Dalla seconda metà del decennio si è vista una ripresa con una nuova generazione di rapper in grado di riportare in auge il genere come Fabri FibraMondo MarcioClub Dogo e Marracash. Sono gli anni in cui la seconda giovinezza del rap italiano pone le basi prima di un decennio, quello degli anni Dieci, che ha consacrato definitivamente il genere come realtà stabile presso il pubblico di massa.