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Van der Graaf Generator: i pionieri del progressive britannico

di Redazione
 
van der graaf generator cover

Lo storico gruppo prog rock inglese, nato alla fine degli anni ’60, e attualmente in attività con il terzetto composto da Peter Hammill, Hugh Banton e Guy Evans, è fuori con nuove edizioni dei suoi album più venduti.

Ripercorriamo la travagliata carriera del gruppo e le peculiarità che li hanno portati al successo.

Il turbolento esordio, tra numerosi abbandoni e rimpiazzi

Dall’anno di esordio ai giorni nostri, l’identità dei Van der Graaf Generator presenta una storia un po’ bizzarra, contrassegnata da continui rimpasti e reunion.

A fondare il gruppo fu Judge Smith che, nell’estate del 1967, reclutò Peter Hammill e Nick Pearne, dando così vita ai Van der Graaf Generator. Le intenzioni musicali della band si intuirono già dalla scelta del nome: lo spunto venne preso infatti dal generatore elettrico di Van der Graaff, uno strumento capace di innescare una carica elettrostatica in grado di toccare tensioni altissime.

Due sono gli elementi che li caratterizzano e che emergono fin dagli esordi: la personalità preminente di Hammill, che riuscì ben presto a catturare una considerevole attenzione della critica, e i continui mutamenti della formazione che, come vedremo, sarà in costante evoluzione. Già nel corso del suo primo anno di vita, infatti, il gruppo si troverà alle prese con l’abbandono di uno dei componenti, Nick Pearne, che lascerà il posto a Keith Ellis.

Così composti i VDGG firmeranno un contratto discografico, incidendo però un unico brano, People You Were Going To, che verrà poi riproposto nell’album da solista di Hammill Nadir’s Big Chance. In seguito la struttura della band conobbe un altro stravolgimento, con l’addio di Judge Smith al cui posto subentrarono Guy Evans e Hugh Banton alla tastiera.

Ma neanche in questa nuova veste i VDGG sembrano trovare pace e, a poco più di un anno dal debutto, decidono di sciogliersi per poi ritrovarsi, nel 1969, con l’uscita di quello che avrebbe dovuto essere l’album da solista di Hammill e che divenne il primo lavoro dei Van der Graaf Generator, il disco The Aerosol Grey Machine, da cui scaturiscono gli elementi progressive e le sonorità cupe che saranno il marchio di fabbrica del gruppo.

La discografia degli anni ’70 e i primi successi

I VDGG chiudono gli anni ’60 con ulteriori rimpiazzi, uno strutturale cambio di rotta e delle influenze prese dal mondo del jazz: è con tali caratteristiche che presentano l’album The Least We Can Do is Wave to Each Other, il disco con cui la band inglese raggiunge la maturità ma stenta ancora a conseguire un riconoscimento definitivo.

Nonostante il modesto successo commerciale al gruppo viene comunque data l’opportunità di incidere un ulteriore album, H to He Who Am the Only One (1970), registrato con il contributo del chitarrista dei King Crimson Robert Fripp, che li avvia alla consacrazione nel panorama musicale mondiale con quello che, da molti, è stato accreditato come il miglior prodotto dei VDGG: Pawn Hearts (1971). Proprio con questa uscita discografica gli inglesi del rock progressive crebbero in maniera esponenziale, registrando un grandissimo riscontro in Italia, dove per molto tempo rimasero in vetta alle classifiche. 

Tuttavia le turbolenze riemersero nel corso del tour tra gli anni 1970-’72, quando il frontman Hammill decise di intraprendere la carriera da solista e abbandonare – provvisoriamente – la band. Il trio rimasto decise perciò di reinventarsi e cambiare addirittura nome: The Long Hello.

Le reunion del 1975 e del 2005

Nel 1975 i membri del gruppo decidono di riunirsi e tornare in scena con il vecchio nome. Durante quest’anno d’oro lavorano a ben tre album e, con una cura maniacale dei dettagli e delle sonorità, i VDGG tornano alla ribalta con i successi GodbluffStill Life e World Record.

Gli anni a seguire furono nuovamente segnati da improvvisi abbandoni e mutamenti nella formazione, con sporadici ritorni prevalentemente in occasione di importanti eventi live. Successivamente, nonostante lo scioglimento del 1978, vengono pubblicati materiali inediti della band e raccolte.

Ma è nel 2005 che i VDGG decidono di riprovarci e tornare a scrivere e incidere insieme, dando così vita al doppio cd Present. Il gruppo torna a più riprese a suonare in Europa con i tour del 2005, 2008-2009 e 2011, ritrovando a ogni data il calore dei fan.

Nel 2016 la triade composta da Peter Hammill, Guy Evans e Hugh Banton sforna l’album Do Not Disturb, album da cui trapelano le sonorità cupe e malinconiche che hanno reso celebre la band.

Van der Graaf Generator: l’unicità nel loro genere

Con il loro stile complesso e un’assoluta originalità nel loro genere, i Van der Graaf Generator si sono guadagnati il titolo di icone nel panorama del dark rock mondiale.

La band del prog rock inglese ha saputo dar voce alle paure di un’intera generazione, riuscendo a rappresentare in testi e musica i tormenti e le frustrazioni dell’era moderna. Emersi tra le numerose proposte made in UK degli anni ’70, i VDGG hanno raggiunto un enorme successo in Europa e in Italia, dove hanno acquisito una popolarità anche maggiore rispetto a quella riscontrata in patria, piazzandosi più volte in cima alle classifiche grazie al loro inconfondibile genere drammatico.

Attraverso una scrittura pregna di atmosfere dark – stile caro a band come i Cure – i VDGG sono stati dei pionieri nella loro categoria. Tra gli elementi che hanno segnato il loro lungo percorso musicale, spiccano il sound ipotonico ed avvolgente della musica e i testi caratterizzati da una struggente malinconia di fondo.

Il gruppo, attualmente composto dai membri storici Hammill, Banton ed Evans, è noto per l’eccezionale resa durante le esibizioni live, spesso ricche di improvvisazioni e stravolgimenti che solo artisti di un certo calibro possono permettersi. Oggi è difficile trovare degli eredi musicali assimilabili a questo genere: i VDGG hanno mantenuto uno stile peculiare e dei tratti distintivi che in pochi sono riusciti a replicare.

Per tale motivo, l’associazione ai Genesis che molti hanno fatto nel tempo risulta priva di fondamento: mentre quest’ultimi si muovono verso atmosfere mitologiche con testi ricchi di riferimenti letterari e spesso fiabeschi, la linea artistica dei Van der Graaf Generator vira invece tendenzialmente verso sound sperimentali, con dei mix che spaziano dal genere classico, al blues passando per l’elettronico. E forse neanche colleghi illustri come i già citati King Crimson, gli Yes o gli Emerson, Lake & Palmer sono riusciti a eguagliare l’inequivocabile sonorità, a tratti ipnotica, che ha contraddistinto la lunga e irrequieta carriera dei Van der Graaf Generator.

Il 2022

In attesa di rivederli dal vivo nella primavera 2022, la band capitanata da Peter Hammill ha in serbo anche la pubblicazione della versione in vinile di quattro dei loro più grandi successi: GodbluffH to He Who Am the Only OnePawn Hearts e The Least We Can Do is Wave to each Other.

Scopriamo intanto le Edizioni Deluxe dei loro più grandi successi.