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Tornano in auge anche i CD

di Redazione
 
tornano auge cd

Negli ultimi anni stiamo assistendo a un piccolo miracolo nel mondo della discografia: la sorprendente rinascita dei vinili, sempre più venduti e sempre più desiderati dai consumatori. Con l’esplosione della musica in formato digitale, erano in molti ad aver sancito la morte dei vecchi supporti, LP e CD in testa, ma il mercato sta dimostrando il contrario e la curva di vendita dei dischi in formato fisico è in continua crescita. Ma questo vale per CD e vinili allo stesso modo? Andiamo a capire se le cose stanno davvero così. 

I CD hanno davvero ricominciato a vendere? 

Nei primi mesi del 2021, i supporti fisici hanno raggiunto numeri di vendite che non si vedevano da oltre un quindicennio. I dati su tutto il mercato discografico italiano di FIMI rilevano una crescita del 34%, crescita trainata senza dubbio dallo streaming – cresciuto del 41% su base annua grazie agli abbonamenti di piattaforme come Spotify, Apple Music e Tidal –, ma rinforzata anche dall’incredibile successo del vinile, che nell’ultimo anno ha mostrato un incremento record del 189%, diventando il supporto fisico di punta per la musica in Italia.

C’è tuttavia un’altra novità che i dati dimostrano: con un incremento del 52% di vendite, il CD-Rom, considerato ormai morto e sepolto, torna in auge. Sì, proprio il CD, quel formato che nell’ultimo decennio è stato tanto criticato torna incredibilmente a interessare i consumatori. Con lo streaming che domina e un mondo sempre più connesso, in pochi hanno avuto il coraggio di negarne la morte, ma il CD sembra resistere agli assalti del tempo ritagliandosi una sua porzione di spazio nel nuovo mondo.

I motivi della rinascita 

La verità è che il CD, inventato e commercializzato nel corso degli anni Ottanta, aveva all’epoca soppiantato musicassette e vinili accusati entrambi di rovinarsi nel tempo con l’ascolto. Eppure sappiamo che l’evoluzione tecnologica funziona così: le nuove invenzioni prendono lentamente il posto delle vecchie, che sono per lo più destinate a scomparire o al massimo a funzionare da piacevoli argomenti di ricordo. Quando i nuovi formati digitali come l’MP3 hanno iniziato ad affacciarsi sul mercato, i CD si sono avviati verso l’inesorabile percorso di estinzione che dal 2004 ad oggi non si è mai interrotto. Ma oggi le cose stanno cambiando…

La percentuale di vendita degli album digitali in formato MP3 diminuisce di anno in anno a vantaggio delle piattaforme di streaming musicale, fenomeno che sta portando molti ascoltatori a sentire la mancanza fisica dell’oggetto. Forse sta proprio qui il punto: è questa sensazione di impalpabilità della musica che sta inducendo molti di noi a desiderare di possedere di nuovo le copie fisiche dei nostri album preferiti.

Inoltre, può succedere che molti dei dischi che escono e molti dei grandi classici della musica di fine secolo scorso non vengano ristampati in vinile (procedimento che ha un costo nettamente superiore alla masterizzazione in CD). E magari non tutti possiedono un giradischi in casa. Questa scarsità sta portando molte persone a orientarsi verso l’acquisto dei CD pur di possedere una copia fisica dell’album.

È quindi grazie ai fan che il formato rialza la testa: chi ama un artista non è completamente soddisfatto dall’ascolto in streaming e sente la necessità di avere tra le mani una copia fisica dell’oggetto, una copia da collezione che è solo sua e che lo mette in contatto con l’artista che ama. Non a caso dilagano le edizioni limitate degli album, i cofanetti per collezionisti con gadget, libretti e copertine personalizzate.

Va detto anche che l’incremento delle vendite di questi vecchi formati fisici, ritenuti precocemente obsoleti, fa bene anche alla musica indipendente. Gli artisti indie, infatti, guadagnano davvero le briciole con lo streaming, e vendere una copia fisica del proprio album, ai concerti o negli store, permette a molti di loro di poter continuare a fare musica. Comprare un CD significa un po’ partecipare a tutto il processo perché, per come stanno evolvendosi le cose nell’industria musicale di oggi, lo spazio per quegli artisti che non raggiugono numeri di streaming da capogiro si fa sempre più stretto. Negli ultimi anni il divario tra i big internazionali che macinano miliardi di ascolti su Spotify, Apple Music e Tidal e gli artisti meno noti, o di seconda fascia, sta raggiungendo livelli mai visti. Con la pandemia poi, che ha congelato concerti ed eventi live in tutto il mondo, lo spazio di sopravvivenza si è fatto sempre più stretto. Comprare un CD o un vinile è diventato quindi un gesto di rispetto per gli artisti che con la loro musica ci accompagnano nella vita, un gesto d’amore che per i lavoratori di questo settore può significare la sopravvivenza.

Il caso Adele 

C’è un artista in particolare che negli ultimi anni sta guidando la rinascita del CD: Adele. Già nel 2015 l’artista londinese aveva dichiarato guerra alle piattaforme di streaming musicale. E 25, il suo terzo album in studio, venne lanciato nel solo formato fisico e per molto tempo non fu possibile ascoltarlo in streaming.

Il disco, neanche a dirlo, scalò tutte le classifiche del mondo e divenne l’album che nella storia ha venduto più copie nella prima settimana d’uscita. Lo scorso anno il suo album 30 è stato certificato CD più venduto nel mondo con quasi 900.000 copie e rappresentando il 2.15% di tutto il mercato. In pratica, si può dire che l’andamento della curva di crescita della diffusione del formato CD sia dipeso anche dall’incredibile successo dell’artista.Oltre ad Adele, anche Taylor Swift e la boy band coreana BTS hanno spinto le vendite del formato: entrambi hanno sfiorato il mezzo milione di copie vendute. Collettivamente Adele, Swift e BTS rappresentano il 7,1% di tutte le vendite di album in formato CD di quell’anno.