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Quando l’unione fa la forza: alla scoperta dei più famosi joint album di sempre

di Redazione
 
joint album

Avete mai sentito parlare di “joint album”? Sicuramente molti di voi sapranno di cosa stiamo parlando, mentre per altri il termine risulterà poco familiare, anche se siamo convinti che quasi tutti ne abbiamo ascoltato almeno uno, o quantomeno una delle tracce.

Nell’articolo di oggi passeremo in rassegna i cinque joint album più famosi, non senza prima scoprire cos’è un joint album, e perché si fanno.

Joint album: più di una semplice collaborazione

Anche a un primo semplice approccio “terminologico”, il significato di joint album appare abbastanza chiaro, almeno per chi mastica quel po’ di inglese necessario per districarsi nel mondo di oggi. Infatti, “joint” è traducibile in italiano con una serie di parole che indicano, in linea generale, un’unione. Un joint album, quindi, è un album frutto della collaborazione tra diversi artisti, solitamente due, ma che possono essere anche di più. Questi cantanti e musicisti mettono insieme le loro forze e il loro talento, condividendo le proprie idee e la propria visione della musica per dar vita a un progetto musicale comune. Attenzione però: non stiamo parlando dei featuring. Qual è la differenza? Il featuring solitamente riguarda delle singole canzoni, che siano dei singoli, o brani contenuti in un disco.

Un joint album è qualcosa di un po’ più complesso, perché non riguarda una canzone, ma un intero disco. Quindi, gli artisti che si ritrovano a lavorare insieme devono riuscire a creare una sinergia tra loro, e (forse cosa ancora più difficile) trasmetterla al pubblico. Per ottenere questo obiettivo, devono essere in grado di pensarsi come un’unica entità, in modo tale da conferire all’album uno stile particolare che sia la fusione tra quelli dei due (o più) artisti.

Un joint album quindi non è qualcosa che si realizza così su due piedi, ma è il frutto di un duro lavoro e di una forte condivisione di intenti.

I vantaggi di un joint album

Ma cosa spinge cantanti e musicisti, anche molto diversi tra loro, a collaborare, e i produttori a investire in questi progetti. I motivi sono molti. Alcuni riguardano aspetti più strettamente artistici, altri invece quelli più economici, legati al successo di un artista, o di un’etichetta. 

Passiamo in rassegna per prima cosa le motivazioni più legate alla musica in senso stretto che portano gli artisti a condividere lo studio di registrazione.

  • Una stessa visione artistica, e la consapevolezza di poter realizzare qualcosa di unico, proprio perché fondata su basi culturali comuni.
  • Possibilità di mettersi in gioco, di sperimentare nuove sonorità, di attingere dall’esperienza di altri colleghi, per ampliare le proprie conoscenze e metterle poi in pratica nei successivi lavori personali.

Ma, oltre a queste intenzioni, ce ne sono altre sicuramente più venali, che però non possono essere sottovalutate, né tantomeno taciute, proprio perché risultano fondamentali nell’ideazione di un joint album.

  • Capacità di raggiungere un pubblico più vasto, perché si interagisce con i fan di due o più artisti; un risultato amplificato al massimo quando collaborano due artisti dagli stili, generi, e quindi dal pubblico, diversi (un cantautore e un trapper, per fare un esempio un po’ estremizzato).
  • Possibilità per un artista di allargare la propria fanbase, facendosi conoscere anche da chi magari non era solito ascoltare le sue canzoni.
  • Per le case discografiche, realizzare un prodotto che sia spendibile il più possibile sul mercato, conquistandone fette sempre più ampie.

Visto cos’è un joint album, e perché viene realizzato, vediamo ora insieme quali sono quelli più famosi.

Joint album: i più famosi di sempre

Cominciamo il nostro viaggio alla scoperta dei joint album più famosi di sempre con Watch the Trone, nato dalla collaborazione tra il rapper Jay-Z e Kanye West. Un disco di grandissimo successo: stiamo parlando di più di 150 000 copie in un solo giorno su iTunes. Uscito nel 2011, Watch the Trone raggiunse il primo posto in classifica in ben 23 Paesi, con un gradimento sia da parte del pubblico che della critica (che, sappiamo, spesso non vanno di pari passo).

È sempre il rapper statunitense a farla da padrone parlando di joint album. Dopo il boom con la collaborazione con Kanye West, Jay-Z ci riprova nel 2004, stavolta con una band, i Linkin Park. Da questo incontro tra generi diversi esce un album di grande impatto, che ha lasciato una solida impronta nella storia musicale degli ultimi vent’anni: Collision Course. Un disco che unisce lo stile hip hop di Jay-Z con le sonorità più spinte del gruppo americano, creando un’atmosfera unica che ha sicuramente colto nel segno e nei gusti di un vasto pubblico.

Ancora Jay-Z? Ebbene sì, come abbiamo detto è lui il re indiscusso dei joint album. Del resto, se tua moglie è Beyoncè, perché non creare qualcosa insieme? Così, nel 2018 i due coniugi hanno dato vita all’album Everything is Love, con il loro gruppo-duo The Carters. Il disco mostra punti di notevole interesse, visto le commistioni di generi: dall’hip hop al contemporary R&B, fino alla trap. Anche in questo caso, grande interesse di pubblico e critica.

Lasciamo Jay-Z e cambiamo artista. Il prossimo joint album riguarda due mostri sacri come Drake e Future, che nel 2015 uniscono le loro forze per dare vita a What a Time to Be Alive. Album che ha portato i due artisti in cima alle classifiche statunitense e canadese.

E in Italia? Come spesso facciamo per questi articoli, concludiamo la panoramica con uno sguardo al nostro Paese. Anche da noi i joint album hanno preso sempre più piede, e molti sono gli artisti che hanno intrapreso la strada della collaborazione. Tra gli ultimi in ordine di tempo, No Stress di Rkomi e Irama, uscito lo scorso 7 luglio.

Nati sia per motivi artistici che per fini strettamente commerciali, i joint album sono sempre più frequenti, dando vita a collaborazioni interessanti e accattivanti.