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PID: Paul is dead? La teoria del “complotto musicale”

di Redazione
paul is dead

La storia della musica è ricca di leggende, a partire da Robert Johnson che vende la sua anima al diavolo in cambio della capacità di suonare la chitarra, a quelle intorno al numero 27, anni di vita di molti cantanti scomparsi prematuramente, da Jim Morrison a Kurt Cubain, fino a Emy Winehouse.

Nell’articolo di oggi ne approfondiamo una, riguardante la “morte” di Paul McCartney. Vedremo allora insieme cos’è la teoria del complotto musicale nota con l’acronimo PID (Paul Is Dead)come è nata e poi si è diffusa, e infine quali sono gli “indizi” che ne proverebbero la validità.

Paul Is Dead? L’origine della teoria del complotto musicale

Partiamo dall’inizio. A partire dalla fine degli anni Sessanta, dopo un incidente stradale che coinvolse Paul McCartney il 9 novembre del 1966, iniziò a diffondersi una teoria secondo la quale l’allora membro dei Beatles sarebbe morto, sostituito dal sosia Billy Shears. 

Ma perché tale messinscena? A detta di chi sostiene questa tesi, il motivo di questa sostituzione sarebbe essenzialmente, per così dire, di natura economica. Gli altri tre Beatles, John LennonGeorge Harrison e Ringo Starr, rimasero sconcertati dalla notizia che la macchina di Paul aveva slittato sul ghiaccio, e aveva finito con lo schiantarsi contro un palo.

Che fare allora? Dare la notizia e rischiare un impatto fortemente negativo sul successo del gruppo, in quel momento probabilmente all’apice della sua parabola? Oppure negare, sotterrare ogni possibile ripercussione negativa sotto una coltre di menzogne? Cinicamente, i tre avrebbero scelto di imboccare la seconda strada: rimpiazzare Paul con un sosia, in grado di sostituirlo sia dal punto di vista fisico, che da quello artistico, riuscendo quindi a riprodurre fedelmente le sue performance.

Quindi, l’ormai settantenne star della musica che ancora oggi si esibisce, riempiendo palazzetti, stadi e arene, sarebbe solo un “impostore”, e non il vero Paul McCartney, fondatore dei Beatles, bassista, cantante e autore di numerosi successi in coppia con John Lennon. I più estremi tra questi teorici sono andati a paragonare alcune vecchie foto di Paul con altre più recenti, trovando delle differenze fisiche, come la forma del mento, o quella delle orecchie.

Certo, una teoria del complotto tra le più ardite, che però, ascoltando i suoi sostenitori, ha fondamenta solide, basate su indizi sparsi sia nella produzione musicale dei Beatles della seconda metà degli anni Sessanta, sia in quella successiva diMcCartney da solista. 

Ma quali? Andiamo a scoprirne i principali.

Da Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band a Abbey Road: due copertine rivelatrici

Quindi, Paul is Dead? Secondo alcuni sì, e le prove maggiori riguarderebbero due copertine iconiche. La prima è quella di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, album uscito nel 1967, poco dopo quindi la presunta morte di McCartney. La cover del disco è famosissima: un collage di personaggi in cui i quattro di Liverpool hanno raggruppato quelli che per loro erano personaggi simbolo, creando quindi un ideale pubblico davanti al quale avrebbero sognato di esibirsi. Da Einstein a Marx, da poeti e scrittori come Lewis Carrol, Edgar Allan Poe o Dylan Thomas, fino a personaggi storici come l’esploratore Livingstone, e molti molti altri ancora.

Tra loro, proprio i quattro membri dei Beatlesvestiti di nero e con in mano dei fiori: insomma, una rappresentazione evidente (per i sostenitori del PID) di un funerale. Quello di Paul, ovviamente. Questo è probabilmente l’indizio ritenuto più importante. Quello determinante per affermare la validità della teoria riguarda un’altra copertina tra le più famose di sempre: quella di Abbey Road, uscito nel 1969.

I quattro Beatles sono ripresi nella nota posa che li ritrae mentre attraversano le strisce pedonali della via fuori gli studi di registrazione. I dettagli fanno in questo caso la differenza: John Lennon, in abito bianco, guida il gruppo, seguito da Ringo in completo nero.

Chiude la fila George Harrison, davanti a cui cammina un Paul McCartney scalzo, con una sigaretta nella mano destra (ma non era mancino?). Tutti particolari con precisi riferimenti simbolici e subliminali a una vera e propria processione funebre: Paul cammina scalzo, riferimento all’usanze britannica di seppellire i morti senza scarpe; John Lennon, vestito di bianco, sarebbe il sacerdote, o forse un angelo; Ringo, in abito scuro, rappresenterebbe colui che porta bara; infine George, vestito in modo più casual, sarebbe il becchino in abito da lavoro. Ma non solo.

Guardate bene il maggiolino bianco sulla sinistra: la sua targa indicherebbe l’età del bassista se fosse stato vivo in quel momento (28IF, con “if” inteso “se fosse vivo”). Inoltre il resto della targa, LMW ha fatto nascere una serie infinita di supposizioni: “Linda McCartney Widowed” (vedova) o come “Linda McCartney Weeps”, arrivando addirittura a leggervi un complicato Living McCartney Was 28 If, che, con qualche forzatura di traduzione, significherebbe “Se fosse in vita Paul McCartney, questi avrebbe 28 anni”.

Simbologia quindi, che nasconderebbe un significato preciso: Paul is not dead.

PID: gli indizi nelle canzoni

Se gli indizi nelle due copertine non vi bastano, i teorici del PID ne hanno scovati moltissimi altri nascosti nei brani. Il più noto è quello riguardante Revolution #9: ascoltatelo in reverse, e potrete sentire una voce affermare: “He hit a pole! Better get him to see a surgeon” (Ha colpito un palo! Meglio portarlo da un chirurgo). Un’altra grida: “Get Me Out! Get Me Out!”, (“Tiratemi fuori! Tiratemi fuori!”), un’altra invece, in maniera veloce, “I’m die!” (“Io sono morto!”), mentre un coro sembra ripetere: “Paul is dead, Paul is dead”. Inoltre, nella traccia sono presenti rumori di frenata di automobile e di un successivo schianto. Tutto sembra rievocare l’incidente di auto di Paul del ’66.

Allo stesso modo, se ascoltiamo al contrario I’m So Tired ricaviamo un indizio ancora più rilevante: in questo caso sentiamo la frase “Paul is dead, miss him, miss him” (Paul è morto, mi manca, mi manca). E ancora la stessa cosa vale per Strawberry Fields Forever: rallentatela, e sentirete John dire “I buried Paul” (“Ho seppellito Paul”). Insomma, più chiaro di così…

Naturalmente, negli anni ne sono emersi molti altri. Elencarli tutti è praticamente impossibile, e abbiamo dovuto quindi fare una selezione di quelli più famosi e considerati rilevanti dai sostenitori della teoria del PID.

Come ogni mito che si rispetti, anche intorno ai Beatles (come per ElvisDylan, e altri ancora) è nata una serie di leggende che ne hanno accompagnato la carriera, delle quali quella riguardante la presunta morte di Paul McCartney è la principale.