Oggi torniamo a parlare di un genere affrontato in diversi articoli, seguendone le diverse sfaccettature: il blues. In questo articolo scopriremo insieme quali sono stati, e quali sono oggi, i più grandi chitarristi blues di tutti i tempi. Sarà un modo anche per ripercorrere la storia di questo genere che, forse più di tutti gli altri, ha influenzato notevolmente la musica del Novecento, continuando a lasciare la sua impronta anche in quella contemporanea.
I grandi bluesmen delle origini
Il blues è un genere che affonda le sue radici molto indietro nel tempo, e lontano nello spazio, come abbiamo già visto in un articolo precedente. Come accade spesso in questi casi, le origini del blues sono avvolte da leggende, che caratterizzano anche le storie dei primi esponenti del genere. è il caso di Robert Johnson, musicista di colore del Delta del Mississippi, inventore del fingerpicking, ma soprattutto personaggio misterioso. Si narra infatti che, durante una delle sue peregrinazioni, incontrò il diavolo, con il quale strinse un patto: il talento in cambio della sua anima. La leggenda è raccontata anche nel film Crossroads (che in Italia uscì col titolo Mississippi Adventure). Ancora oggi un cartello a un crocevia indica quel luogo e quel fatto.
Rimanendo sempre in zona Mississippi, continuiamo il nostro excursus con due musicisti che hanno davvero segnato il genere: Muddy Waters e John Lee Hooker. Nati entrambi negli anni ‘10 del Novecento (Waters nel 1913, Hooker quattro anni più tardi) proprio nello Stato del Mississippi, entrambi in famiglie contadine, ma dedite alla musica. Sia Waters che Hooker iniziarono a suonare sin da giovanissimi, esibendosi in fiere e locali; ma per trovare fortuna dovettero andarsene.
Muddy Waters risalì l’America fino a Chicago, ormai patria del blues, dove legò il suo nome alla leggendaria e pioneristica etichetta Chess Records (che ingaggiò altri bluesmen del calibro di Little Walter, Howlin’ Wolf e Chuck Berry). Waters diventò un personaggio di spicco del genere, quasi un monumento vivente, idolatrato da fan ma anche colleghi (i Rolling Stones devono il loro nome proprio a una sua canzone).
John Lee Hooker invece si diresse a Detroit, città industriale, lavorando in fabbrica e nello stesso tempo frequentando locali blues, dove si fece conoscere fino a ottenere un ingaggio con una casa discografica. Hooker va annoverato tra i più grandi chitarristi blues per il suo inconfondibile stile, in cui mescolava il parlato (talking blues) e una ritmica boogie molto libera, a cui associò testi in molti casi innovativi dal punto di vista tematico. Anche chi non conosce bene il blues lo avrà sicuramente visto (e ascoltato) nel celebre film The Blues Brothers, dove interpreta Boom Boom in una memorabile scena di strada. La colonna sonora di questa pellicola è stata dichiarata dalla BBC la più bella della storia del cinema, grazie anche alle interpretazioni di grandi artisti come Ray Charles, Aretha Franklin, James Brown e Cab Calloway con la sua Minnie the Moocher. Ma non divaghiamo e torniamo ai nostri grandi Bluesman.
Di qualche anno più giovane (classe 1925), anche B.B. King è legato al Mississippi, essendo nato e cresciuto in questo Stato, e avendo ottenuto il successo a Memphis (se passate di lì, andate a visitare il suo locale). Il suo stile, espresso con la Gibson di nome Lucille, era più caldo e avvolgente, anche elegante si potrebbe dire. King è stato l’esponente di spicco del rock ‘n’ blues, influenzando artisti come Elvis Presley.
Il blues cambia abito, da Hendrix a Vaughan passando per Clapton
Continuando la nostra panoramica sui più grandi chitarristi blues di sempre, facciamo qualche passo avanti nel tempo.
Uno degli innovatori del genere è stato sicuramente Jimi Hendrix, artista che è riuscito a mescolare bene tradizione e futuro. La sua musica è infatti caratterizzata da basi blues, su cui Hendrix inserì però elementi riconducibili a generi come il suol e il jazz, ma anche l’hard rock, fino a sonorità più psichedeliche. Alcune sue esibizioni sono rimaste nella storia, come quella a Monterey, in cui bruciò la chitarra, o al festival di Woodstock, dove suonò l’inno americano, distorcendo il suono per imitare i rumori della guerra (quella del Vietnam, in particolare).
Legato a Hendrix è Stevie Ray Vaughan, che ha ammesso come la sua musica sia stata influenzata dall’artista di Seattle. Classe 1954, Vaughan ha raggiunto il successo in particolare grazie a una famosa esibizione al Montreux Jazz Festival. In realtà, le sonorità del suo gruppo, i Double Trouble, così distanti da quelle solitamente apprezzate dal pubblico del festival furono causa di fischi, ma allo stesso tempo attirarono l’attenzione di David Bowie, che lo ingaggiò per la registrazione di un album. Negli anni successivi colleziona successi discografici e va in tour per circa un anno con Jeff Beck. Con la sua musica, scandita dall’alternanza di fraseggi rapidi e assoli riflessivi e melodici, Vaughan ha segnato la musica blues.
Continuando a parlare dei maestri dello strumento a sei corde, come non citare Eric Clapton, soprannominato Slowhand proprio per uno stile ampio, caratterizzato da fraseggi precisi, che possono anche sembrare semplici, ma che restituiscono una grande ricchezza di suono. Clapton ha legato il suo nome a gruppi storici come gli Yardbirds e i Cream, per poi intraprendere una carriera solista che gli ha regalato altrettanti successi.
Proprio lo stesso Clapton ci introduce al prossimo chitarrista, che proprio Eric ha indicato come uno dei migliori chitarristi blues della storia: Buddy Guy. Come altri prima di lui, lasciò il Sud (la Luisiana) trovando il successo a Chicago, dove ancora oggi a quasi 90 anni potreste avere la fortuna di trovarlo nel suo locale, ad esibirsi sul palco.
I grandi chitarristi blues del presente
E oggi invece chi sono le icone del Blues? Vi diamo tre nomi su tutti che meritano una citazione in questo articolo.
Joe Bonamassa, quarantotto anni, rappresenta oggi uno dei più importanti musicisti blues, per la sua capacità di recuperare la tradizione, innovandola, con uno stile caratterizzato da pulizia e grande tecnica. Insieme alle numerosissime collaborazioni, va ricordato il suo impegno come fondatore e chitarrista del gruppo Black Country Communion, tra i cui membri ci sono nomi del calibro di Derek Sherinian (ex Dream Theater) e Glenn Hughes (ex Deep Purple e Black Sabbath).
Di un anno più piccolo, membro dell’Allman Brothers Band e poi, dal 1994 della Derek Trucks Band (da lui fondata), Derek Trucks si distingue oggi per il suo stile particolare, fatto di fraseggi arpeggiati con le dita, senza plettri e anelli, ottenendo un tono il più possibile “puro”.
Concludiamo con un artista da più di 20 milioni di copie vendute e sette Grammy: John Mayer. Si tratta di uno dei migliori chitarristi in circolazione, con uno stile che ondeggia tra il pop e il blues. È membro dei Dead & Company (con gli ex Gratefull Dead). Fenomenale nell’acustico, Mayer si distingue anche per l’uso dello slap percussivo e della tecnica a due dita, un classico del vecchio blues.
Dai campi di cotone ai palchi internazionali, tra tradizione e innovazione, il blues ha attraversato oltre un secolo di musica, lasciando una scia indelebile che ancora oggi affascina e ispira. La storia di questi chitarristi non è solo un tributo a un genere musicale, ma anche un racconto di talento, passione e resistenza, destinato a continuare con le future generazioni.