Il jazz ha segnato un punto di svolta nella storia della musica internazionale, contaminando numerosi altri generi, e venendone contaminato a sua volta. Il jazz ha attraversato tutta la storia del Novecento, partendo dagli Stati Uniti e diffondendosi poi in tutto il mondo, compresa l’Italia.
Nell’articolo di oggi andremo proprio a scoprire quali sono stati i jazzisti italiani più famosi e influenti di sempre, partendo dalle origini del genere per arrivare ai giorni d’oggi.
Il jazz, un genere dal dna italiano
Parlando di jazz, la mente vola in un batter di ciglia alla New Orleans dei primi del Novecento, dove il genere nacque, e poi alle caotiche notti newyorkesi dei ruggenti anni Venti, narrate nei romanzi di Fitzgerald. Ma forse non tutti sanno che il jazz, forma d’arte nata e cresciuta negli Stati Uniti d’America, ha avuto un “papà” italiano, o meglio, di origini italiane. Stiamo parlando di Nick La Rocca, figlio di emigrati siciliani che lasciarono l’Italia sul finire del XIX secolo. Nick aveva la musica nel sangue: il padre era infatti un bravo cornettista. A quindici anni Nick si lancia nel mondo della musica, e nel 1916, insieme ad altri quattro musicisti, fondò la Original Dixieland Jass Band (“jass” fu sostituito con “jazz” in seguito). La formazione viene ricordata, tra l’altro, per aver inciso il primo disco jazz della storia: Livery Stable Blues.
Insieme a La Rocca, che divenne il leader della band, va ricordato anche un altro italo-americano, nato anch’egli a New Orleans, Tony Sbarbaro, che si unì alla Original Dixieland Jazz Band e sostituì poi La Rocca alla guida del gruppo. Insomma, il jazz nasce nei locali di New Orleans, ma ha una parte di dna italiano.
Grazie proprio alla ODJB, il jazz varcò l’Atlantico e entrò in Europa, anche in Italia. Negli anni Trenta nacquero le prime band italiane di jazz, che si esibivano in particolare tra Milano e Genova tra cui ricordiamo la Blue Star. L’Orchestra di Sesto Carlini, la Louisiana Band guidata da Piero Rizza, o l’Orchestra Italiana di Armando Di Piramo, che registrò una versione jazz di Gigolò, brano famoso a livello mondiale, composto, guarda caso, da un italiano, Leonello Casucci.
Il fascismo, la guerra e la rinascita a ritmo di jazz
Il regime fascista bloccò la diffusione del jazz in Italia, anche se il genere continuava a essere ascoltato in maniera clandestina. Finita la guerra, nel clima di cambiamento e rinascita, il jazz tornò in voga, in particolare il sottogenere del jazz da night: mentre al di là dell’Atlantico si sperimentavano le sonorità del be bop, in Italia le dolci e malinconiche melodie suonate nei night accompagnavano a voglia di dimenticarsi in fretta della guerra. Ma non c’era solo il jazz da night. Infatti, grandi del genere intrattenevano e facevano ballare un’intera nazione su ritmi swing: da Franco Cerri a Bruno Martino, da Natalino Otto a Lelio Luttazi, fino a Giorgio Gaslini. Proprio lo stesso Gaslini sarà colui che darà “dignità” al jazz, prima fondando alla fine degli anni Cinquanta a Milano la prima scuola di musica dedicata al jazz, e poi ottenendo la prima cattedra jazz al prestigioso Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, agli inizi degli anni Settanta.
Nel frattempo, tra la fine della guerra e lo scoppio del boom economico, si affermava la scuola romana, con artisti come Battistelli, Cesari, Laudenzi, fino a Trovajoli, solo per citarne alcuni.
Il jazz ha poi continuato a sopravvivere in Italia, sia nella forma più “tradizionale”, sia facendo da base ad arrangiamenti di brani di musica leggera, sia seguendo le evoluzioni che provenivano soprattutto dagli Stati Uniti. Molti gruppi progressive rock italiani, come la Pfm, gli Area, il Banco del Mutuo Soccorso, furono fortemente influenzati dalle sonorità jazz.
Il jazz quindi fa parte della nostra cultura musicale molto più di quanto siamo soliti immaginare. Inoltre, il nostro Paese ospita numerosi eventi dedicati a questo genere, tra cui l’Umbria Jazz, una delle più importanti manifestazioni a questo livello, che attira grandi nomi da tutto il mondo.
I grandi jazzisti italiani: uno sguardo al presente
Oggi alcuni dei jazzisti più famosi sono proprio italiani. Andiamo a scoprire quali sono.
Uno dei migliori jazzisti italiani è sicuramente Paolo Fresu, trombettista e flicornista, di origine sarda. La carriera di Fresu ha preso il volo subito dopo il diploma al conservatorio, vincendo numerosi premi e riconoscimenti, e suonando con grandi nomi della musica internazionale, in particolare afroamericana. Inoltre, è docente e direttore artistico dei Seminari Jazz di Nuoro. Proprio nel capoluogo sardo organizza annualmente, nella piazza, un festival di musica jazz, che ha riscosso nel tempo sempre più successo e adesioni.
Altro trombettista famoso è Luca Aquino, beneventano, che nel 2007 pubblica il suo primo album con la Universal Music Group: una tappa di partenza di una carriera di grandi successi e riconoscimenti, come il premio Top Jazz. Tra i trombettisti va annoverato Flavio Boltro, che ha ottenuto molti riconoscimenti, sia con il gruppo dei Lingomania, sia individualmente.
Tra i più grandi di sempre, un vero e proprio venerabile maestro del jazz, Enrico Rava è un jazzista a tutto tondo: trombettista, compositore, flicornista, ma anche scrittore. Classe 1939, ha attraversato la seconda metà del Novecento facendosi un nome sia in Italia, sia all’estero. Oggi è probabilmente il nome più importante, a livello “storico”, tra i jazzisti italiani.
Cambiamo strumento e passiamo al sax con Stefano Di Battista, che ha al suo attivo collaborazioni con i più grandi artisti jazz, e riscuotendo grande successo anche con le sue produzioni, sia a livello di pubblico che di critica.
Tra i batteristi e percussionisti, due nomi spiccano su tutti: Roberto Gatto e Tullio de Piscopo. Il primo ha al suo attivo collaborazioni con famosi esponenti della musica leggera italiana e con il mondo cinematografico, ma al di là di questo il suo è uno di quei nomi che ogni appassionato di jazz conosce bene. Stesso discorso per il secondo, che è stato un nome di rilievo in particolare in quel grande periodo di fermento musicale che sono stati gli anni Settanta, con collaborazioni anche con i più importanti nomi della musica internazionale, non solo jazz.
Tra i pianisti, spiccano sicuramente Danilo Rea e Stefano Bollani. Rea è attualmente, molto probabilmente, il nome più importante della scena jazz italiana, con una carriera iniziata a metà anni Settanta e che ancora oggi sembra tutta in ascesa. Anche Bollani è ormai uno dei musicisti jazz più conosciuti, grazie anche per la sua presenza in televisione, sia come ospite sia come presentatore (Sostiene Bollani, Via dei Matti n.0).
Insomma, se il jazz è il genere americano per eccellenza, in realtà porta con sé un DNA originario italiano, e alcuni dei più importanti jazzisti di oggi provengono proprio dal nostro Paese.
Foto di Alex Zamora su Unsplash