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Bonus 18 App: come potrebbe cambiare nel 2023

di Redazione
Bonus Cultura 18app 2002

Negli scorsi giorni si è scatenata la polemica sul cosiddetto “Bonus 18 App”, o anche conosciuto come “Bonus Cultura”: si tratta dei 500 euro stanziati indistintamente a tutti coloro che hanno appena compiuto 18 anni, un provvedimento che risale al 2016, del governo Renzi allora in carica.

La misura è tornata alla ribalta della cronaca politica in queste settimane, a seguito della volontà fatta trapelare dall’attuale governo di riformare il provvedimento e, di conseguenza, limitare la platea di beneficiari. Come prevedibile ne è scaturito immediatamente un acceso dibattito, con le forze d’opposizione in prima linea per manifestare la loro contrarietà alle intenzioni dell’Esecutivo.

Come funziona il Bonus cultura e chi può richiederlo

Nel 2016 il Governo Renzi ha deciso di istituire un’iniziativa a favore di tutti i giovani che abbiano appena compiuto 18 anni passando così alla maggiore età: il Bonus Cultura riserva un buono da 500 euro da spendere in eventi, luoghi o prodotti che abbiano a che fare con tematiche culturali, dal cinema alla musica, dai musei all’editoria. 

L’obiettivo del bonus è quello di promuovere la cultura tra i giovani, sotto qualunque forma, attraverso un incentivo in euro: usufruendo della misura non si ricevono contanti bensì un buono da spendere esclusivamente in determinati ambiti come:

  • cinema
  • musica
  • concerti
  • eventi culturali
  • libri
  • musei
  • visite a monumenti e parchi archeologici
  • teatro e danza
  • prodotti dell’editoria audiovisiva
  • corsi di musica
  • corsi di teatro
  • corsi di lingua straniera
  • abbonamenti a quotidiani anche in formato digitale.

Il buono può essere richiesto da tutti coloro che hanno appena compiuto 18 anni senza alcuna distinzione di reddito o di qualsiasi altro fattore. L’unico requisito essenziale, oltre all’aver compiuto 18 anni, è la residenza in Italia o, in alternativa, il possesso di un permesso di soggiorno in corso di validità. 

Bisogna recarsi su www.18app.italia.it – unica piattaforma ufficiale di questo provvedimento – e seguire le indicazioni contenute nel sito per richiedere il bonus. Come viene ricordato dalla stessa piattaforma, non esiste alcuna app ufficiale negli store online, perciò, il sito sopra menzionato è l’unico canale attraverso il quale poter ricevere il buono. I buoni spesa hanno un limite di tempo: nell’edizione in corso potranno essere utilizzati entro il 28 febbraio 2023.

Le possibili novità volute dall’attuale governo

Il Bonus Cultura, così come è stato pensato sin dalla sua origine nel 2016, potrebbe presto cessare di esistere. La premier Giorgia Meloni, infatti, ha confermato qualche giorno fa di voler riformare la misura sostituendola sostanzialmente con un altro provvedimento molto simile ossia la carta cultura

Ma quale sarà la novità principale? Pur rimanendo invariato il voucher di 500 euro per chi è appena diventato maggiorenne, ciò che cambierà è la platea di beneficiari. La carta cultura, infatti, dovrebbe prevedere una soglia di accesso legata all’Isee: nessuna informazione certa ma negli scorsi giorni si è parlato di una cifra pari a 50 mila euro al di sopra della quale non si potrà richiedere il bonus. Resteranno pressoché identici anche i tipi di spesa che potranno essere fatti con il buono. 

Il governo Meloni, dopo le reazioni e le aspre polemiche che ne sono conseguite, ha deciso di fare un passo indietro sull’abolizione del 18 app; infatti, inizialmente era circolata la voce circa una volontà di abolire il bonus. Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha chiarito che la misura non sarà cancellata ma necessita di essere riformulata: «Va modificata perché mostra criticità, ma dire che la cancelliamo è falso».

Le ragioni delle proteste in difesa del 18app

Anche se il governo ha manifestato la volontà di tornare parzialmente sui suoi passi, escludendo un’abolizione della misura ma solo l’intenzione di modificarla, sui social è già scoppiata la protesta soprattutto dei più giovani che non vogliono vedere cancellato un provvedimento destinato a iniziative e prodotti culturali.

In tanti hanno criticato l’intenzione dell’Esecutivo sottolineando come la misura in questi anni abbia funzionato; come affermato da Assomusica, sono stati utilizzati più di 3 milioni di voucher per prendere parte a spettacoli o concerti musicali. Molti giovani hanno sostenuto che questi fondi hanno aiutato molto nell’acquisto di libri di testo universitari o di dischi musicali. Inoltre, secondo i difensori della misura non sarebbe giusto negare il bonus ad una parte di pubblico perché si tratta di un’iniziativa a sostegno di acquisti per la cultura che non dovrebbe subire paletti o distinzioni basate sul reddito. 

I motivi alla base della volontà di modificare la misura

Ma perché il governo ha iniziato a pensare di modificare la norma? Alla base dell’emendamento presentato qualche giorno fa dagli esponenti della maggioranza Rossano Sasso (Lega), Rita Dalla Chiesa (Forza Italia) e Federico Mollicone (Fratelli d’Italia) c’è la richiesta di redistribuire i 230 milioni di fondi a diverse altre misure per il settore culturale. Inoltre, come affermato anche dal premier Meloni, l’obiettivo è quello di contrastare le “truffe che molto spesso sarebbero state scoperte legate all’erogazione del bonus. E poi, durante la sua rubrica sui social, la Presidente del Consiglio ha dichiarato che «non c’è ragione che lo riceva il figlio di un milionario, di un parlamentare, o mia figlia. Va introdotto un limite al reddito di chi accede a questa misura, e vanno meglio definiti i contenuti e le cose che si possono acquistare con queste risorse».

Dunque, tutto sembra andare in direzione di una rimodulazione dell’intera misura. Chissà se la parziale retromarcia del governo basterà per superare le polemiche.