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Benefit dei Jethro Tull: 50 anni e non sentirli

di Redazione
 
jethro tull benefit copertina

Continuiamo il nostro viaggio nel mondo del progressive con i Jethro Tull. Con un anno di ritardo dovuto alla pandemia esce Benefit (50th Anniversary), in occasione dei 50 anni dalla prima pubblicazione il 20 aprile 1970. Scopriamo insieme qualcosa di più sulla storia dell’album originale e sui contenuti di questa nuova edizione.

Benefit: la svolta musicale definitiva dei Jethro Tull

Dopo i successi di This Was (1968) e Stand Up (1969), i Jethro Tull tornarono in studio per registrare il loro terzo album, Benefit, che uscirà nel 1970. Con questo disco la band anglosassone si affermerà definitivamente sulla scena del rock progressive. Bisogna ricordare quanto la popolarità dei Jethro Tull fosse decisamente in ascesa in quel periodo: il gruppo stava infatti affrontando un estenuante tour negli Stati Uniti, al quale decisero di tagliare alcune date proprio per “rifugiarsi” nei Morgan Studios di Londra.

Rispetto ai due dischi degli esordi, viene praticamente abbandonato ogni riferimento al blues per spostarsi verso il folk e il progressiveBenefit si caratterizza per melodie più dure e cupe, che saranno poi sviluppate meglio in Aqualung, con il quale il gruppo raggiunse la vera consacrazione. Le tracce vedono l’alternarsi di rock e melodie più acustiche anche all’interno di una stessa canzone: un vero e proprio marchio di fabbrica dei Jethro Tull, che con Benefit abbracciano totalmente l’idea di musica di Ian Anderson, diventato con questo disco il leader indiscusso del gruppo, che nel disco si cimenta, oltre che con l’immancabile flauto, anche con la Gibson SG prestatagli dal chitarrista della band Martin Barre.

Si può affermare che il tema centrale dell’album sia in generale il rapporto familiare, con uno sguardo particolare a quello tra Ian Anderson e la prima moglie Jennie Franks.

Considerando la discografia dei Jethro Tull, l’importanza di Benefit risalta come una tappa fondamentale per il gruppo, attraverso la quale ha modellato definitivamente la propria idea di musica, che riproporrà durante la sua lunga carriera.

Uno sguardo alle tracce

L’album si apre con With You There to Help Me, dedicata a Jennie Franks, diventata sua moglie nel febbraio del 1970. Nel testo si riscontra tutto lo stress dovuto al tour negli States e l’impazienza di tornare a casa.

Il secondo brano, Nothing To Say, è una bellissima ballata folk con vivaci inserti elettrici. Si tratta di una metafora della società egoistica del tempo, caratterizzata da un disinteresse verso i pensieri e i desideri delle persone: allora è meglio ingannarla, tenendo le proprie riflessioni per sé, come se non ci fosse “nulla da dire”.

Il disco prosegue con Alive and Well and Living In, una canzone d’amore: si dibatte se la destinataria fosse Jennie Franks o la madre di Anderson.

Con la quarta canzone, Son, Anderson descrive il complesso rapporto con i propri genitori, in particolare con il padre, una figura piuttosto autoritaria. Il brano si caratterizza per i numerosi cambi ritmici molto vicini alle sonorità prog dell’epoca.

Chiude il lato A For Michael Collins, Jeffrey and Me, un vero e proprio gioiello acustico, in cui Anderson omaggia l’amico Jeffrey Hammond (che diverrà per qualche anno il bassista del gruppo) e Michael Collins, uno dei tre astronauti che parteciparono alla missione Apollo 11 nel 1969.

Il lato B si apre con To Cry You a Song, che riguarda sempre il tema del ritorno a casa, dove Ian è atteso dalla moglie Jennie. Il brano mescola spruzzate di hard rock con melodie più propriamente prog.

Il successivo A Time for Everything? si può considerare un brano retrospettivo: Ian Anderson finge di essere un cinquantenne che traccia un bilancio della sua vita, tra ricordi e rimpianti.

Con Inside il gruppo torna finalmente a casa e può riassaporare la gioia e la serenità del momento, descritte abilmente dalla melodia folk, quasi da festa medievale.

Con Play in Time Anderson ci racconta le sue difficoltà nella ricerca di una modalità espressiva del tutto personale dal punto di vista musicale.

L’album si chiude con Sossity; You’re a Woman, un’altra canzone d’amore. O almeno sembrerebbe così dal titolo. In realtà ‘sossity’ voleva indicare la società britannica del tempo, una piccola licenza presa da Ian Anderson. E pensare che Martin Barre aveva chiamato la sua barca così, come si fa appunto con i nomi delle fidanzate e delle mogli!

Benefit (50th Anniversary): contenuti e novità

Questa nuova edizione di Benefit, a 50 anni dalla sua prima uscita, prevede un ricco cofanetto composto da 4 Cd e 2 Dvd.

Il box set contiene il remix delle tracce originali, effettuato nel 2013 da Steven Wilson, oltre che outtake, inediti e rarità, pronti per essere gustati dai fan del gruppo e da tutti gli appassionati di buona musica.

Non mancano inoltre un booklet di 100 pagine, con contributi di Ian Anderson, Martin Barre, Glenn Cornick e Clive Bunker, ma anche di collaboratori della band, in cui trovare curiosità, aneddoti, spiegazioni e commenti delle tracce. Il tutto corredato da foto dei Jethro Tull durante le registrazioni in studio e i concerti.

Il terzo disco del cofanetto e il secondo Dvd sono dedicati al concerto Live at Tanglewood 1970 (mixato sempre da Steven Wilson). Il quarto Cd conterrà invece Live at the Aragon Ballroom, concerto del 1970 a Chicago. All’interno sono presenti anche le tracce extra Sweet Dream17 e The Witch’s Promise.

E per i fan di Ian Anderson e compagni il gruppo ha in serbo per il prossimo anno un nuovo disco di inediti: The Zealot Gene. Attendendo l’uscita, non ci resta che prepararci al nuovo album con un ripasso dei successi del passato dei Jethro Tull.