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Back in Black: la storia dietro l’iconico album per celebrare i 50 anni di carriera degli AC/DC

di Redazione
Copertina Cosa e successo a Bon Scott

In occasione dei 50 anni di carriera degli AC/DC, Sony Music ha deciso di ristampare una buona parte della loro discografia, in versione vinile oro con uno sticker, un bollino che appunto rappresenta l’importante traguardo professionale della band. In questa serie di ristampe, ne esiste una in esclusiva Discoteca Laziale, proprio quella dell’album “Back in Black” in versione nera marmorizzata, stupenda!

Per questa ragione vorremmo parlare di questo iconico disco, il secondo album della loro carriera e il più venduto al mondo dopo “Thriller” di Michael Jackson

Per parlare e per entrare proprio nel vivo di questo album dobbiamo partire dal contesto in cui nasce l’album, preceduto dall’uscita di “Highway To Hell” in cui gli AC/DC avevano appena completato un tour mondiale gigantesco. 

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Bon Smith e la storia della sua scomparsa

E partiamo raccontando la storia di Bon Scott, frontman degli AC/DC che decise di trasferirsi a Londra dove iniziò a scrivere i testi e le musiche di questo nuovo album – Back in Black – che stava prendendo forma. Il 7 febbraio 1980 Bon si trova in uno studio televisivo a registrare una trasmissione che si chiama “Top of the Pops” senza sapere che sarebbe stata la sua ultima apparizione.

É il 18 febbraio e Bon si trova a far festa con un amico di Silver Smith, Alistair, in un locale molto in voga a Camden Town che ai tempi si chiamava “The Music Machine”.

Fiumi d’alcol fino a notte inoltrata e nella strada di ritorno verso casa, Bon si addormenta in macchina di Alistair che, una volta arrivati a destinazione, non riesce a svegliarlo. In preda al panico, Alistair chiama Silver che lo tranquillizza dicendogli: “Guarda tranquillo, perché comunque Bon ogni tanto alza un po’ il gomito, quindi può capitare che si addormenti, lascialo dormire e via, andare”.

Alistair torna presso la sua abitazione, lo lascia in macchina – non avendo la forza necessaria per caricarlo di peso in casa -, lo copre con una coperta e gli lascia un biglietto con nome, indirizzo di casa e numero di telefono in caso avesse avuto bisogno di sapere dove si trovava al suo risveglio.

La mattina seguente, il coinquilino di Bon annuncia la triste notizia della morte di Bon ma la cosa misteriosa è che Alistair, la sera precedente, aveva provato a citofonare a casa di Bon, dove però nessuno aveva risposto. Come faceva quindi il coinquilino a dire che Bon era morto, quando non sapeva che aveva passato la notte in macchina di Alistair a “dormire” ? Solo Alistair è stato il primo a trovarlo ancora in macchina nel pomeriggio di quel giorno. 

Il responso del medico quella notte è stata “intossicazione acuta da alcool”, un esito avvolto anch’esso nel mistero perché il medico non farà mai accertamenti ulteriori con l’esame tossicologico.

La nascita di “Back in Black” e il valore del disco

La storia della triste e misteriosa scomparsa di Bon Smith l’abbiamo raccontata per dare l’idea del contesto particolare in cui “Back in Black” prende forma e che rappresenterà uno spartiacque tra la band prima e dopo la scomparsa di Bon Scott. La band che si ritrova senza il suo frontman, deve ricominciare. E come lo fa?

Con il nuovo frontman, Brian Johnson, cantante eccezionale già stimato prima ancora da tutta la band e da Bon Scott stesso che si ritrova in questo contesto nuovo, con un album già iniziato che arriva un po’ in corsa. Si narra, per esempio, che durante le prove, Brian non gradisse la presenza di troppe persone o che addirittura non volesse nessuno mentre registrava le canzoni.

“Back in Black” diventa un album che omaggia Bon Smith, il frontman che finora era stato il cuore pulsante degli AC/DC. 

È un album che esprime potenza e forza in ogni singolo dettaglio, persino nel design della cover che già all’epoca – quando uscì per la prima volta – doveva essere tutta nera così come era stata pensata dalla band.

Un pò per questioni di mercato e un po’ per decisione dell’etichetta che aveva paura che non si potesse leggere abbastanza bene il titolo della band, si riuscì a trovare un giusto compromesso: il nome della band AC/DC con una bordatura bianca e il titolo dell’album “Back in Black” in rilievo ma comunque nero. La scelta del design della copertina fu così tanto a lungo ragionata che Angus (Young ndr) stesso commentò: “Ci abbiamo messo più a scegliere la copertina che a fare l’album”.

L’album “Back in Black” divenne il modo in cui la band espresse il loro lutto per la scomparsa di Bon, ma in maniera trasformativa: far capire al mondo che gli AC/DC sono una band molto determinata ad andare avanti. 

È un album, infatti, che ha tantissima forza: è potente, nei riff che sono memorabili e nelle tracce diventate poi dei grandi classici del rock internazionale come “Hells Bells” dove quel rintocco di campana iniziale racchiude tutta la storia delle registrazioni, il suono delle campane dopo la morte di Bon Smith e molto altro.

I testi sono incisivi, forti, accattivanti e la produzione musicale è incredibile, oltretutto la stessa di “Highway to Hell”, il disco precedente.

Sicuramente “Back in Black” rappresenta un nuovo inizio per la band ma oltre ciò questo album ha un valore intrinseco ancora più grande del successo commerciale che ha avuto. È l’emblema dell’espressione artistica di una band che con il proprio lavoro, è stata in grado di trasformare quel dolore del lutto e della perdita in una celebrazione della vita ed è probabilmente l’incarnazione dell’essenza dell’arte che diventa immortale.