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Andy Wharol, Velvet Underground, e una banana passata alla storia

di Redazione
 
andy wharol

Quando grandi artisti mettono insieme le loro capacità e condividono le loro idee, il risultato non può che essere qualcosa di portentoso.

È questo il caso dell’incontro, più che fortunato, tra il visionario Andy Wharol, probabilmente il maggior esponente della pop art, e gli eclettici Velvet Underground, la band di Lou Reed. La loro collaborazione in occasione dell’uscita dell’album The Velvet Underground & Nico ha dato vita alla riuscitissima copertina con la famosa banana, divenuta ormai iconica.

Nell’articolo di oggi ripercorriamo la storia della nascita della copertina, facendo prima un breve excursus sui Velvet Underground e sulla collaborazione con Andy Wharol.

Velvet Underground, uno stile unico che ha fatto la storia

Formati nel 1964, nonostante siano rimasti sulla scena solo nove anni, i Velvet Underground hanno rappresentato una vera e propria svolta nella storia della musica internazionale. Con il loro stile inconfondibile, hanno aperto la strada a numerosi filoni e generi, a partire dal punk alla new wave, fino al rock alternativo che si affermò negli anni successivi.

I Velvet Underground nacquero dall’incontro tra Lou Reed e John Cale a New York, città che negli anni Sessanta viveva un momento di forte fermento culturale sotto diversi aspetti.

Gli esordi del gruppo li vedono esibirsi sotto diversi nomi, come Falling Spikes e The Warlocks. Il nome definitivo fu scelto dopo la lettura dell’omonimo romanzo di Michael Leigh, arrivato nelle librerie nel 1963.

Il libro descriveva il sottobosco sessuale della Grande Mela di inizio anni Sessanta, e questo fu uno dei motivi della scelta, così come il fatto che fosse più che adeguato, calzante alla perfezione, con la loro poetica.

Il primo album in studio, The Velvet Underground & Nico, uscì nel 1967, seguito da altri quattro dischi in studio: White Light/White HeatThe Velvet UndergroundLoaded, Squeeze.

Tutto il lavoro dei Velvet Underground (sia quello con Lou Reed come leader, sia quello successivo), è un mix tra sonorità serene e angosciate, a volte più vicine al rock psichedelico, altre più alle sperimentazioni musicale, altre ancora al rock più “classico”.

Oltre all’aspetto musicale, un’altra importante innovazione portata dai Velvet Underground è stata sicuramente a livello testuale. Con loro infatti si iniziarono ad affrontare temi quali la vita metropolitana (in particolare, ovviamente, quella di New York), la droga e la tossicodipendenza, le varie inclinazioni (e perversioni) sessuali, valicando i confini di ciò di cui si poteva parlare facendo musica.

L’incontro con Andy Wharol

Il giovane gruppo fu notato da Andy Wharol (in realtà in primis dal suo manager Paul Morrisey), l’eclettico pittore (ma anche scultore, produttore, regista, e molto altro), figura rilevante della scena artistica newyorkese degli anni Sessanta.

Da questo incontro le sorti dei Velvet Underground cambiarono rapidamente, iniziando a frequentare l’ambiente della Factory di Wharol, il suo studio/laboratorio sulla 47th Street, animato da numerosi artisti e da un clima di fervente impulso creativo.

Wharol divenne una sorta di mentore per la band, divenendone il manager. In questa veste, consigliò ai Velvet Underground di ingaggiare la cantante, attrice e modella di origine tedesca Christa Paffgen, più nota con il nome d’arte di Nico, che prese parte alla registrazione del primo album, vedendo il suo nome inserito nel titolo accanto a quello della band. La pubblicazione di The Velvet Underground & Nico nel 1967 fu preceduta da una serie di spettacoli, prima a New York, poi in giro negli Stati Uniti, per finire in Canada, all’insegna di musica, danza, proiezioni di corti di Wharol. Le performance della band non erano di quelle che passavano inosservate: vestiti con fruste, stivali in pelle, ma anche croci di legno, siringhe, ballerini accompagnavano lo show del gruppo, creando uno spettacolo in cui l’aspetto visivo si mescolava alla perfezione con quello sonoro, fatto di melodie semplici alternate a ritmi quasi ossessivi, su cui si stagliava la voce di Lou Reed, che con il suo stile tra il cantato e il parlato proponeva al pubblico testi sicuramente atipici per il periodo. Il ciclo di esibizioni si concluse con l’entrata negli studi di registrazione della Verve Records.

Velvet Underground & Nico: una copertina diventata leggenda

Ora che si stava registrando il disco, bisognava pensare alla copertina: e allora chi se non Andy Wharol poteva avere un’idea che risultò subito geniale? Sulla cover del disco di The Velvet Underground & Nico venne stampata la ormai celebre banana disegnata da Wharol, tanto che l’album è conosciuto anche come “banana album”.

Per realizzare la copertina, Wharol trasferì su un foglio d’acetato la foto di una banana, eliminando colori e segni che non voleva riprodurre, dopodiché la fotografò e stampò su carta l’iconico scatto. 

La copertina aveva altre due particolarità.

La prima era che nelle prime stampe non compariva il nome della band, né quello della casa discografica, ma solo la firma ben visibile dell’artista che aveva provveduto a ideare la cover. Questo perché si pensava che il nome di Wharol, sicuramente più in vista di quello della giovane band, avrebbe trainato le vendite. Nelle stampe successive poi venne sostituito con quello del gruppo.

La seconda riguarda un’intuizione che si rivelò tanto brillante quanto di difficile applicazione. La banana infatti si poteva “sbucciare”: la buccia era infatti adesiva, e alzandola con delicatezza veniva mostrata una banana sottostante di colore rosa. La scritta “Peel slowly and see” (“sbucciare lentamente e vedere”) chiariva ancora di più l’evidente allusione sessuale. Tuttavia, la realizzazione di una copertina di questo tipo allungava troppo i tempi di distribuzione, e così si eliminò la parte adesiva, lasciando solo la banana gialla divenuta ormai leggendaria.

Nonostante The Velvet Underground & Nico non fu un grande successo di vendite (solo 30.000 copie in cinque anni), l’album riveste un’importanza fondamentale per la nascita ed evoluzione di generi e tendenze successive. Inoltre, ci ha regalato una delle copertine più famose di sempre, uno dei maggiori esempi di contaminazione tra arte e musica.