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Come si calcola (e come si calcolava) il disco d’oro

di Redazione
 
disco d oro

La certificazione delle vendite di un album musicale è sempre stata un elemento centrale nella carriera di un artista: tra i riconoscimenti più importanti e longevi c’è sicuramente il disco d’oro, adottato in molti paesi del mondo compresa l’Italia.

Il premio ha una lunga storia alle sue spalle anche se negli ultimi anni ha progressivamente perso il prestigio di cui godeva in passato: le cause possono essere individuate nel complessivo calo delle vendite fisiche dei dischi e, di conseguenza, l’abbassamento delle soglie da raggiungere per aggiudicarsi il riconoscimento. 

Complici, quindi, i profondi cambiamenti che hanno segnato il mercato musicale soprattutto negli ultimi due decenni, i criteri per l’assegnazione hanno subito notevoli modifiche anche se non in modo uniforme tra i vari paesi.

Andiamo dunque a concentrarci sui criteri utilizzati in passato per l’assegnazione del disco d’oro e su come è mutato il processo di assegnazione negli anni, con focus su quanto avviene in Italia.

La nascita del disco d’oro e i primi riconoscimenti

Il disco d’oro è stato inventato nel 1942 negli Stati Uniti: nel febbraio di quell’anno Glenn Miller arrivò a vendere un milione di copie con il suo Chattanooga Choo Choo e venne così premiato dalla casa discografica che decise di regalargli un disco dipinto d’oro.

Da quel momento il disco d’oro divenne un riconoscimento costante per i musicisti che raggiungevano un milione di copie vendute rappresentando così la principale certificazione del successo. Questa procedura venne ufficializzata negli anni Cinquanta dalla RIIA (l’associazione dei discografici statunitensi) stabilendone le regole. Con il tempo gli addetti ai lavori decisero di istituire anche il disco di platino per coloro che riuscivano a vendere dieci milioni di copie e, in alcuni paesi, il disco di diamante mossi dalla fiducia derivante dalla costante crescita del mercato discografico. Nessuno all’epoca poteva prevedere il crollo nelle vendite dell’industria musicale che sarebbe stato provocato dall’avvento del mercato digitale e dello streaming.  

Come sono cambiati i metodi di calcolo: l’avvento dello streaming

Indubbiamente, il disco d’oro non è più tale e quale al premio che nacque negli anni ’40. Il tempo ha inevitabilmente segnato anche le caratteristiche di questo riconoscimento portando a sostanziali modifiche nel processo di calcolo ai fini dell’assegnazione. In origine si prendevano come riferimento le vendite degli album e, a seconda della quota raggiunta, venivano consegnati premi dal prestigio differente: con un milione di copie si riceveva, appunto, il disco d’oro mentre le 500 mila copie vendute portavano alla consegna del disco d’argento. Successivamente venne introdotto anche il disco di platino per chi raggiungeva le 10 milioni di copie vendute e, in molti paesi, anche il disco di diamante. 

I criteri adottati, però, non sono mai stati i medesimi tra tutti i paesi: molti adottano il criterio nominato sell out (letteralmente “venduto all’esterno”) che prende in considerazione, ai fini del calcolo delle vendite, tutte le copie vendute al di fuori della catena di distribuzione e quindi solo quelle realmente acquistate dall’utente finale; in altri paesi vige invece il criterio sell in (“venduto all’interno”) che riguarda tutte le copie vendute ai negozi a prescindere dall’acquisizione successiva effettuata dal consumatore finale. 

A stravolgere ulteriormente il quadro ci si sono messi recentemente anche le novità apportate dalla tecnologia che hanno letteralmente stravolto il mercato discografico e le abitudini di consumo musicale del pubblico. Il digitale si è imposto prepotentemente nel mercato di settore facendo crollare le vendite dei dischi fisici: il download delle canzoni dal web e, soprattutto, la nascita delle piattaforme streaming hanno fatto sì che anche gli ascolti su queste ultime (su tutte Spotify) avessero un ruolo importante nel calcolo delle vendite. 

Le regole in Italia

Per comprendere come si è evoluto il disco d’oro negli ultimi anni è utile esaminare il caso italiano. Nel nostro paese, sulla scia di quanto avviene anche in altri paesi, le regole per calcolare le vendite sono profondamente cambiate per adeguarsi ai mutamenti del mercato. 

Dal 2010 la FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), in collaborazione con la GFK, si occupa di stilare le classifiche di vendita. Il crollo delle vendite dei CD ha portato a una progressiva diminuzione delle soglie per aggiudicarsi il riconoscimento: già nel 1972 la quota per il disco d’oro si era abbassata a 300 mila copie per poi abbassarsi inesorabilmente fino ai giorni nostri. Basti pensare che ad oggi bastano “solo” 25 mila copie di album venduti per ottenere il disco d’oro. Discorso leggermente diverso per i singoli che fino al 2021 dovevano raggiungere le 35 mila copie vendute per ottenere il disco d’oro (70 mila per il disco di platino) e per i quali dal 2022 è stata rialzata la soglia a 50 mila (100 mila per il platino). 

Alle copie fisiche vengono integrati nel calcolo gli ascolti online dalle piattaforme streaming (come Spotify, Deezer e Google Music): nello specifico 130 ascolti in streaming per almeno 30 secondi equivalgono a un download digitale a pagamento e, quindi, anche a un acquisto di un disco fisico. Vengono conteggiati fino a un massimo di dieci ascolti giornalieri per utente e dai calcoli sono escluse le tracce di durata inferiore a 30 secondi, gli streaming via radio e gli ascolti su piattaforme di video-streaming. Inoltre, vanno considerati solo gli ascolti effettuati dagli account premium, ossia dagli utenti che hanno sottoscritto abbonamenti a pagamento nelle piattaforme di streaming come quelle sopra citate.

Va da sé che i progressivi cambiamenti nei criteri per l’assegnazione del disco d’oro hanno reso questo riconoscimento più facile da raggiungere e che un numero sempre maggiore di artisti ha la possibilità di aggiudicarselo. Non sta a noi dire se i nuovi criteri utilizzati siano giusti o meno ma quel che è certo è il progressivo calo di prestigio che questo premio ha subito nel corso degli anni a causa del crollo delle vendite nei negozi di dischi.