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A tutto pop: le boy band anni Novanta. Fenomeno commerciale o qualcosa in più?

di Redazione
 
boy band anni 90

Durante gli anni Novanta scoppiò il fenomeno delle boy band. Certo, alcune furono dei veri e propri fuochi di paglia, ma altre invece si imposero a livello internazionale, divenendo punto di riferimento per milioni di persone. Per gli amanti della musica di un certo tipo, il fenomeno risultò da subito poco digeribile, ma per altri tipi di ascoltatori, soprattutto tra quelli nell’età adolescenziale, le boy band rappresentarono la colonna sonora di quella fase della loro vita. 

Ma allora, le boy band degli anni Novanta furono solo un fenomeno commerciale, o c’era qualcosa in più?

Prima di rispondere a questa domanda, andiamo a riscoprire insieme quali furono le più importanti boy band di quel periodo, e come erano composte.

I mostri sacri delle boy band anni Novanta: Take That e Backstreet Boys

Partiamo la nostra carrellata sulle boy band anni Novanta con i Take That, formazione dalla quale uscì, con tutto il suo talento, Robbie Williams, la cui carriera prosegue ancora oggi. Lo stesso non si può dire certo degli altri componenti del gruppo, Gary Barlow, Howard Donald, Mark Owen e Jason Orange. La formazione nacque nel 1990, per sciogliersi nel 1996. Solo sei anni, ma segnati da un grandissimo successo commerciale, a partire da “Everything Changes”, ma soprattutto dopo l’uscita del terzo disco, “Nobody Else”, contenente il brano “Back for Good”.

Anche sull’onda del successo dei Take That, nel 1993 Nick Carter, Howie Dorough, Brian Littrell, AJ McLean e Kevin Richardson diedero vita ai Backstreet Boys. Questa boy band ha caratterizzato in particolare la seconda parte del decennio, con la consacrazione avvenuta a partire dal 1996, più in particolare nel biennio 1999-2000. Il brano “I Want It That Way” è probabilmente il loro singolo di maggior successo. In totale, i Backstreet Boys hammo venduto oltre 130 milioni di dischi. Anche se la loro notorietà si è pian piano diluita con l’avvento del nuovo millennio, hanno lasciato un segno indelebile nei ricordi musicali dei giovani degli anni Novanta.

Sulla cresta dell’onda: NSYNC, 5IVE, BOYZONE E…

Altra boy band dalla quale è poi emerso un membro su tutti sono gli NSYNC. Affiancato da Lance Bass, JC Chasez, Joey Fatone e Chris Kirkpatrick, il frontman ha poi proseguito la carriera da solista. Stiamo parlando di Justin Timberlake, che spesso vediamo anche sul grande schermo. Il gruppo vendette oltre 70 milioni di copie. E se passate sulla Walk of Fame di Hollywood, guardate bene: troverete anche il loro nome.

Altra boy band di sucesso degli anni Novanta furono i 5ive, gruppo inglese (stesso management delle Spice Girls), che si affermarono quasi subito sul palcoscenico europeo, anche se la loro carriera durò solo quattro anni, in cui vendettero però ben 20 milioni di dischi. Dalla carriera più longeva (dal 1993 al 2000, e poi una reunion nel 2007), i Boyzone nacquero con l’intenzione di replicare l’esperienza dei Take That. Il risultato non fu lo stesso, ma stiamo parlando comunque di una formazione che si affermò in maniera importante soprattutto sul mercato europeo e asiatico. 

Ma in Italia? Possibile che nessuno abbia pensato di cavalcare l’onda delle boy band? In effetti, qualcosa abbiamo avuto anche qui da noi, certo, nemmeno lontanamente paragonabile ai gruppi stranieri: i Ragazzi Italiani, che nel 1997 arrivarono anche a calcare il palco di Sanremo.

Le boy band anni Novanta: oltre il fenomeno commerciale

Ma tutte queste boy band, cosa avevano in comune? 

Sicuramente, il primo luogo, il modo in cui questi gruppi venivano formati. Infatti, quello delle boy band si trattò in generale di un fenomeno studiato a tavolino, nato per affermarsi commercialmente sul mercato discografico internazionale. Ma come fare? 

La formula del successo prevedeva la combinazione di vari fattori. In primo luogo, le melodie semplici, orecchiabili, che in larga parte parlavano d’amore. A questo va aggiunta le fattezze dei loro componenti, tutti ragazzi giovanissimi e bellissimi, solitamente nel numero di cinque. Ma non bastava. Ognuno aveva una propria caratteristica che lo contraddistingueva dagli altri: c’era quindi il ragazzo tenebroso, il “pazzerello”, quello che si mostrava in tutta la sua virilità, e infine quello che rappresentava l’uomo “maturo”. Certo, non era sempre così, ma in linea generale le boy band erano composte da cinque componenti che si dividevano i “ruoli” in questo modo. Un mix perfetto per far breccia nei cuori delle adolescenti di tutto il mondo, che riempivano i loro diari delle foto dei loro beniamini.

Il loro successo fu incredibile, con decine di milioni di copie vendute, e questo è un dato inconfutabile.

Certo, chi in quel periodo preferiva ascoltare altri gruppi che dividevano il palco della musica internazionale, che proponevano generi decisamente differenti: dai Nirvana agli Oasis, dai Blur ai Foo Fighters, dai Prodigy fino ai Massive Attack.

Ma, al di là dei gusti personali, e dei giudizi sulla qualità dei brani delle boy band degli anni Novanta, non c’è dubbio che questi gruppi abbiano rappresentato per molti giovani del periodo un risvolto piacevole, leggero, che li faceva sognare e innamorare. Le boy band sono state la colonna sonora delle prime amicizie e dei primi innamoramenti. 

Perciò, le boy band furono più di un fenomeno prettamente commerciale, perché accompagnarono la vita di molti di questa generazione che ora, cresciuta, le ricorda con un misto di nostalgia e spensieratezza.