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I 50 anni di Let It Be, uno degli album più iconico dei Beatles

di Redazione
let it be beatles

Oggi è l’anniversario di uno degli album che ha fatto la storia della musica e non solo: Let It Be da cui l’omonima canzone, diventata un messaggio di speranza ed un inno alla vita.

Pubblicato l’8 maggio del 1970, è il dodicesimo e ultimo album dei Beatles, realizzato prima del loro scioglimento avvenuto lo stesso anno.

Doveva essere l’occasione di “tornare alle origini” con l’idea di realizzare un disco – dal titolo Get Back – più spontaneo e meno ricercato, registrato in diretta senza le ricercatezze e le elaborazioni in studio dei loro ultimi lavori per gettarsi alle spalle i frequenti contrasti interni alla band (dovuti anche alla presenza ingombrante della nuova compagna di Lennon, Yōko Ono).

Genesi del disco 

Registrato per la quasi totalità in sessioni precedenti a quelle del disco Abbey Road – pubblicato nel 1969 – l’albumLet It Be venne immesso sul mercato solo successivamente, nel 1970.

Lo spunto originario risale al 45 giri Hey Jude/Revolution e al relativo videoclip promozionale girato il 4 settembre 1968 per la regia di Michael Lindsay-Hogg negli studi di posa di Twickenham.

In quella circostanza il gruppo avrebbe dovuto suonare davanti a un numero limitato di invitati selezionati, ma il passaparola fece radunare un pubblico molto più numeroso del previsto che si radunò intorno ai musicisti mentre questi venivano ripresi durante le esecuzioni di prova di Hey Jude. 

Questo avvenimento risvegliò nel gruppo l’entusiasmo per le esibizioni dal vivo e il desiderio di esibirsi di nuovo in un concerto. Il progetto – inizialmente concepito con il titolo Get Back – venne ideato da Paul McCartney come un recupero di quell’impronta rock e dell’approccio live che li aveva caratterizzati all’inizio della loro carriera: un “ritorno alle origini” e non solo sotto il profilo musicale.

L’idea di fondo era che – al pari del primo disco, Please Please Me – registrato in un’unica seduta di dodici ore nel 1962 – i Beatles dovessero abbandonare le strumentazioni elettroniche e le sovraincisioni a vantaggio delle registrazioni in presa diretta.

Sessioni di registrazione del disco

Nel corso delle sessioni di registrazione tra il 2 e il 31 gennaio 1969 negli studi di Twickenham prima, e di Savile Row dopo, i Beatles si raccolsero in studio nel tentativo di tornare all’attitudine rock’n’roll del loro esordio così come nelle intenzioni di Paul McCartney.

Quello che doveva essere l’evento live conclusivo – scartate le proposte di un concerto In un teatro romano in Africa o di uno show su una nave nel Mediterraneo per l’opposizione di George Harrison e di Ringo Starr – si trasformò in una performance tenutasi il 30 gennaio 1969 sul tetto dell’edificio di Savile Row, sede della Apple, etichetta di proprietà degli stessi Beatles.

L’intero mese di prove venne registrato da due telecamere che avrebbero dovuto filmare ininterrottamente il processo creativo della band. Tali registrazioni sono illuminanti in merito allo stato di malessere interno al gruppo. Fra l’altro si nota infatti come George Harrison provasse forte disagio nel non vedere seriamente prese in considerazione le sue composizioni e il suo apporto al punto da meditare di formare un gruppo tutto suo con Eric Clapton; Paul McCartney riteneva di dover comunque andare avanti e scongiurare la rottura definitiva proponendosi quale guida della formazione.

Nel corso delle prove, Harrison abbandonò momentaneamente il gruppo in seguito a una discussione con McCartney; la ripresa del progetto fu possibile soltanto alla condizione che si spostassero le sessioni dagli angusti studi cinematografici di Twickenham a quelli più sereni di Savile Row oltre all’abbandono di qualsiasi progetto di show dal vivo; alla fine Harrison cedette tuttavia al concerto sul tetto.

Contemporaneamente si aggiunse ai quattro il tastierista jazz Billy Preston che il gruppo aveva conosciuto nei primi anni sessanta ad Amburgo. Fu lo stesso George Harrison a coinvolgerlo, in parte per scongiurare i litigi che continuavano ad esserci all’interno della band ma anche per ragioni prettamente tecniche: la decisione di evitare sovra-incisioni richiedeva spesso di avere un altro strumentista: l’apporto di Preston servì a rasserenare gli animi e a rimandare la rottura definitiva del gruppo].

La copertina che si intendeva usare per il progetto Get Back fu scattata nello stesso luogo (il palazzo della EMI) dove era stata presa quella del loro primo album, Please Please Me. La foto, assieme a una foto alternativa del 1962, apparve poi nella copertina delle due raccolte L’album blu e L’album rosso.

Parte delle Get Back – sessions (chiamate anche Let It Be – Sessions) vennero in seguito messe in circolazione tra i collezionisti e divennero la maggiore fonte di materiale per i bootleg sui Beatles. Nel 2000, la Yellow Dog Records, etichetta discografica specializzata in bootleg, ha pubblicato Day by Day, una serie di 38 CD che contengono tutte le registrazioni integrali effettuate durante quelle session.

La pubblicazione del disco

Una volta registrati tutti i nuovi pezzi, i Beatles, insoddisfatti del risultato, nei primi giorni di marzo lasciarono il missaggio delle tracce all’ingegnere della EMI Glyn Johns, presentando un acetato al gruppo che, ormai disinteressato al progetto, lasciò cadere la proposta. Successivamente le registrazioni furono affidate al produttore statunitense Phil Spector, conosciuto per il suo “muro del suono” che decise di applicare i suoi metodi con una postproduzione accentuata. 

Questo fu causa dell’ennesimo litigio in seno al gruppo: McCartney vide infatti pubblicato il disco con alcuni suoi brani stravolti (soprattutto The Long and Winding Road che fu infatti modificata da Spector con l’aggiunta di violini e cori celestiali), mandandolo su tutte le furie. L’album fu comunque pubblicato l’8 maggio 1970, quando oramai il gruppo non esisteva più: il disco, in edizione deluxe, venne abbinato a un lussuoso volume con testi e foto di Ethan Russel.

Il 18 novembre 2003 venne pubblicata la versione remixata dell’album intitolata Let It Be… Naked contenente anche brani inediti. Oltre a missaggi diversi dei vari brani, sono state eliminate Dig It e Maggie Mae sostituite dall’ aggiunta di Don’t Let Me Down.

Il 15 ottobre 2021 la Apple Records ha pubblicato una nuova versione stereo remixata dell’album, nel cofanetto box set Let It Be: 50th Anniversary Edition, ad opera di Giles Martin, il figlio del produttore dei Beatles George Martin.

I brani definitivi, contenuti nell’album, sono:

Two of Us – 3:37 (Lennon-McCartney)
Dig a Pony – 3:55 (Lennon-McCartney)
Across the Universe – 3:48 (Lennon-McCartney)
I Me Mine – 2:26 (Harrison)
Dig It – 0:50 (Lennon-McCartney-Harrison-Starkey)
Let It Be – 4:03 (Lennon-McCartney)
Maggie Mae – 0:40 (Trad. arr. Lennon-McCartney-Harrison-Starkey)
I’ve Got a Feeling – 3:38 (Lennon-McCartney)
One After 909 – 2:54 (Lennon-McCartney)
The Long and Winding Road – 3:38 (Lennon-McCartney)
For You Blue – 2:32 (Harrison)
Get Back – 3:09 (Lennon-McCartney)