Da sempre, il mercato discografico è dominato dalle cosiddette major, le case discografiche che riescono a spartirsi i migliori artisti in circolazione, sbaragliando la concorrenza. Tuttavia, esistono realtà più piccole che riescono a controbilanciare questo potere: le etichette indipendenti.
Nell’articolo di oggi andremo a vedere prima cos’è un’etichetta indipendente, per poi scoprire insieme quali sono le principali case discografiche indie italiane, e quali artisti hanno sotto contratto.
Cos’è un’etichetta indipendente?
Cominciamo il nostro articolo dall’ABC: cosa sono le etichette indipendenti?
Si tratta di case discografiche che cercano di uscire fuori dagli schemi del mercato musicale, dominato da importanti etichette come la Universal Music Italia, la Sony Music o la Warner Music Italy, per fare i principali esempi. Le etichette indie provano quindi a dare un’alternativa, rivolgendosi soprattutto a giovani artisti e talenti nascenti, che forse rimarrebbero fuori dalle logiche delle major, legate maggiormente a una visione “commerciale” (passateci il termine) della musica. Ma non solo. Le etichette indie, infatti, hanno fatto breccia anche tra alcuni artisti più affermati, che si sentono più “liberi” di esprimersi e sperimentare. Ovviamente, queste etichette hanno un bugdet minore e degli strumenti limitati rispetto a quelle più grandi, ma dalla loro possono offrire uno spazio in cui gli artisti possano mettere in campo tutta la loro creatività senza vincoli di alcun tipo. Si tratta di un contraltare molto importante per evitare che il panorama musicale si appiattisca su sonorità e testi mainstream.
In Italia, la popolarità delle etichette indipendenti è aumentata a partire dagli anni Novanta, in concomitanza con il boom della musica indie anche nel nostro Paese. A ciò va aggiunto anche che quel decennio, soprattutto nei primi anni, è stato caratterizzati da una crisi economica che ha portato molte grandi case discografiche a chiudere i battenti. C’era quindi uno spazio di azione dato dalla combinazione di questi due fattori.
Ma al giorno d’oggi, quali sono le principali etichette indie italiane? E quali artisti hanno sotto contratto?
Cominciamo la nostra carrellata dalla più “anziana” a quella più “giovane”.
1. La Tempesta Dischi
La Tempesta Dischi nasce nel 2000 a Pordenone dall’iniziativa del gruppo Tre Allegri Ragazzi Morti, con l’intento di pubblicare i loro lavori. Presto la sua azione si allarga pubblicando dischi di altri artisti, come Giorgio Canali e Le Luci della Centrale Elettrica. La Tempesta Dischi si fa notare tanto da vincere nel 2010 il PIMI, Premio Italiano per la Musica Indipendente, come miglior etichetta indipendente, conferito dal MEI, ossia il Meeting delle Etichette Indipendenti.
2. Ghost Records
Nel 2002, a Varese, Francesco Brezzi, insieme a vari personaggi della scena musicale della zona e collaboratori dello studio di registrazione Sauna, fonda la Ghost Records. L’etichetta esce con un primo album, Ghost Town: 13 Songs from the Lakes County, dopodiché si fa notare per pubblicare gli One Dimensional Man, un gruppo storico della scena indie italiana. Negli ultimi anni è da sottolineare la collaborazione con Dente. Anche la Ghost Records ha vinto il premio PIMI come Miglior etichetta indipendente, nel 2004.
3. To Lose La Track
Fondata nel 2005 da Luca Benni, la To Lose La Track porta nel suo nome già il suo obiettivo. Il riferimento al pittore francese Henri de Toulouse-Lautrec (artista dal grande talento ma morto giovane) e quello ai “perdenti” infatti indicano come lo scopo di questa etichetta umbra sia di puntare sul talento e su produzioni che potrebbero anche non essere considerate “vincenti” da una visione del mercato musicale troppo commercialista. Al suo attivo ha oggi più di cento produzioni, con artisti della scena indie come Fast Animals and Slow Kids, Fine Before You Came, Gazebo Penguins, variando nel repertorio dal punk all’alternative rock. Nel 2013 ha vinto il premio PIMI del MEI come miglior etichetta indipendente.
4. Bomba Dischi
Si tratta di una delle realtà più importanti oggi in Italia. Fondata nel 2008, ha basato tutta la sua attività sulla scoperta e valorizzazione di giovani di talento, facendola emergere nel panorama musicale. Stiamo parlando di un’etichetta che ha pubblicato dischi di molti dei maggiori artisti oggi in circolazione, da Calcutta a Thegiornalisti, da Dardust a Coma Cose, da Ariete a Franco 126, per citarne solo alcuni.
5. Garrincha Dischi
Prendendo il nome dal grande e sfortunato giocatore brasiliano degli anni Cinquanta e Sessanta, la Garrincha Dischi prende vita nel 2008 grazie a Matteo Costa Romagnoli. Tra i numerosi artisti che hanno pubblicato o tutt’ora pubblicano con la Garrincha Dischi spiccano i nomi de Lo Stato Sociale, Ex-Otago, Punkreas, Extraliscio, La Rappresentante di Lista. Nel 2019 la prestigiosa rivista Rolling Stone Italia l’ha definita come una delle principali e più salde realtà indipendenti in Italia.
6. Woodworm Publishing
Anch’essa vincitrice del premio come miglior etichetta indipendente nel 2014 e poi nel 2016, la Woodworm Publishing (nata come Woodworm Label) nasce nel 2011. Da quel momento, non ha mai smesso di sfornare album di successo, puntando su artisti come La Rappresentante di Lista, Malika Ayane, Giancane, Calibro 35. Insomma, una versatilità notevole in fatto di stili musicali, che l’ha portata a pubblicare più di 80 dischi finora.
7. Maciste Dischi
Concludiamo questa carrellata delle principali etichette indipendenti italiane con Maciste Dischi, fondata dieci anni fa, e che oggi è ormai una realtà ben radicata, un vero e proprio punto di riferimento per gli artisti indie italiani. Già dai primi anni, tra il 2016 e il 2017, la collaborazione con Gazzelle e i Canova li porta al centro dell’attenzione. L’aggiunta di artisti come Galeffi, Fulminacci, Dark Polo Gang fa il resto. Dalla sua la Maciste Dischi registra inoltre partecipazioni a Sanremo e a X Factor.
Abbiamo scelto per voi quelle che abbiamo ritenuto essere le principali etichette indipendenti italiane, stando alla loro storia, all’impatto sul settore, agli artisti pubblicati. Ce ne sono ovviamente molte altre, che vanno ad arricchire il panorama musicale italiano che altrimenti sarebbe dominato dai “giganti” del settore, con un danno a livello di varietà e creatività della proposta musicale.
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