La scuola franco-fiamminga è stata un movimento musicale nato a cavallo del XV e XVI secolo tra la Francia del Nord, la zona dell’attuale Belgio e i Paesi Bassi, regioni che avevano conosciuto un forte sviluppo economico e commerciale nei decenni precedenti.
Sebbene i suoi esponenti fossero in larga parte provenienti dalle Fiandre, il movimento della scuola franco-fiamminga conobbe una diffusione a livello internazionale.
Scopriamo insieme le principali caratteristiche di questa scuola musicale.
Diffusione e influenze della scuola franco-fiamminga in Europa
Come detto, la scuola franco-fiamminga nacque tra il XV e il XVI secolo.
Il successo fu abbastanza rapido, dovuto anche all’introduzione della stampa, che consentiva una più ampia diffusione della conoscenza. Già nei primi anni del ‘500 questo nuovo linguaggio musicale riscontrava successo in tutta la Francia, ma anche in paesi stranieri quali Germania, Inghilterra, Spagna, Italia.
I musicisti fiamminghi iniziarono così a essere richiesti dalle principali corti europee, grazie soprattutto alle loro abilità nella composizione polifonica. I numerosi viaggi e soggiorni all’estero di questi compositori favorirono la contaminazione culturale, promuovendo così la nascita di nuove e innovative forme musicali.
L’influenza inglese: triade e polifonia
Per quel che riguarda la polifonia, forte in tal senso è l’influenza della scuola inglese, che utilizzava molto le triadi, ossia le sovrapposizioni di terze, soprattutto nella tecnica di armonizzazione del falsobordone.
I musicisti fiamminghi attinsero quindi da quelli inglesi facendo proprie le sovrapposizioni di terza e sesta, allontanandosi dalle successioni di quarta, quinta e ottava, che vennero “vietate”, perché riproducevano suoni considerati arcaici. I compositori fiamminghi diedero maggiore attenzione allo sviluppo verticale della polifonia, che può essere considerato una prima forma originaria del successivo fondamento dell’armonia.
L’influenza italiana: le nuove forme compositive
Come detto, la scuola franco-fiamminga fu influenzata dalla cultura italiana, non solo poetica, ma anche musicale. Nascono così nuove forme di polifonia – non più a carattere sacro bensì profano – strutturate in strofe:
- Frottola: composizione per un coro a 4 voci, con tema sentimentale e amoroso;
- Villotta: di origine friulana, poteva essere suonata con strumenti o cantata da 3 o 4 voci;
- Strambotto: simile alla frottola, era strutturata in endecasillabi;
- Canti carnascialeschi: come si può intuire, erano composizioni dedicate al Carnevale e alle feste in maschera.
Caratteristiche e stile della scuola franco-fiamminga
Sarebbe sbagliato cercare di inquadrare la scuola franco-fiamminga in uno stile ben determinato, data la grande varietà espressiva e le numerose influenze ricevute. Tuttavia, possiamo identificare alcune caratteristiche principali che ne stabiliscono la peculiarità.
Il contrappunto e il canto a cappella
La scuola polifonica fiamminga aveva spesso come centro di sviluppo la cappella della cattedrale cittadina. Proprio da questo luogo, dove si posizionavano i cantori per la liturgia, prende il nome la modalità di canto detta «a cappella», che fu rielaborata dai compositori franco-fiamminghi.
Grazie a loro il contrappunto vocale (ossia la combinazione di più linee melodiche secondo regole tramandate dalla tradizione musicale) arrivò al suo apogeo, diventando una tecnica per raggiungere un canto melodico e armonioso, attraverso una più precisa e studiata combinazione delle parti sovrapposte e al riempimento di alcune mancanze nella costituzione degli accordi.
Il perfezionamento del puro stile a cappella è quindi dovuto in gran parte alla scuola franco-fiamminga.
Il canone
Il canone è una composizione basata sul contrappunto, caratterizzata da una sovrapposizione su una melodia di una o più imitazioni (ripetizioni di frasi melodiche eseguite da voci diverse dalla prima che le aveva introdotte).
I compositori della scuola franco-fiamminga portarono questo procedimento, che è alla base della polifonia, al più alto grado di sviluppo, e ne esaurirono tutte le possibilità, definendone diverse varianti:
- diretto;
- per moto contrario;
- retrogrado;
- inverso;
- inverso-retrogrado;
- mensurale;
- alla mente;
- enigmatico.
La messa
Come abbiamo visto, i compositori fiamminghi cercarono di innovare diverse forme del passato, tra cui la messa. Grazie soprattutto a Guillaume Dufay, venne introdotta la messa ciclica: ogni movimento della liturgia (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei) aveva lo stesso tema musicale, producendo in tal modo una composizione unitaria.
Il mottetto
I compositori della scuola franco-fiamminga furono affascinati inoltre dal mottetto. Questo tipo di composizione fu oggetto di forti sperimentazioni riguardo l’utilizzo del contrappunto, a volte anche ardite: è il caso del Deo Gratias di Johannes Ockeghem, che prevedeva 36 voci a parti reali, ossia senza raddoppi.
Una struttura quindi estremamente complessa e articolata.
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