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Dimmu Borgir: una musica “vulcanica”

di Redazione
 
dimmu Borgir Puritanical Euphoric Misanthropia

I Dimmu Borgir sono una band norvegese che tra pochi mesi compirà i trent’anni di attività.

Il loro stile, il symphonic black metal, è qualcosa che mixa elementi classici del black metal, a sinfonie più ricche, se non proprio classiche. Qualcosa quindi di particolare nel panorama musicale internazionale. Il genere può sembrare certamente di nicchia, limitato da cultori di questo tipo di sonorità: in realtà il loro stile potrebbe stuzzicare l’interesse anche di chi solitamente ascolta tipi di musica differente.

Scopriamo allora chi sono i Dimmu Borgir, qual è la loro storia e quale il loro stile.

Gli esordi dei Dimmu Borgir: gli anni Novanta

I Dimmu Borgir nascono nel 1993 dall’iniziativa di Erkekjetter Silenoz (Sven Atle Kopperud), autore dei testi, arrangiamenti, nonché cantante e chitarrista.

A lui si aggiungono poi il batterista Shagrath (Stian Tomt Thoresen) e Tjodalv (Ian Kenneth Åkesson), come chitarra solista. A questa prima formazione si uniscono poi il bassista Brynjard Tristan (Ivar Tristan Lundsten) e Stian Aarstad alle tastiere.

La band è pronta quindi al loro esordio: nel 1994 esce Inn i evighetens mørke, primo EP dei Dimmu Borgir. Ma a far crescere l’attenzione intorno al gruppo norvegese è il loro primo album, For all tid, uscito nel 1995.

Dopo uno scambio di ruoli all’interno della band  tra Shagrath e Tjodalv, con il primo che inizia la sua avventura come vocalist del gruppo, viene pubblicato il secondo album, Stormblåst. Uscito nel 1996, risulterà di grande impatto nel panorama black metal di quel periodo, tanto per la particolare produzione, quanto per la parte testuale più ricercata che, infine, per sonorità più sinfoniche.

La produzione dei Dimmu Borgir continua incessantemente. Nel 1997 esce il terzo disco, Enthrone Darkness Triumphant, considerate ancora oggi uno dei migliori risultati ottenuti dalla band. Un successo sia di critica che di vendite (150 000, record per un gruppo black metal). Il quarto album, Spiritual Black Dimensions, riscontra un successo ancora maggiore del precedente.

I successi del nuovo millennio

Dopo un parziale stravolgimento del loro stile con Puritanical Euphoric Misanthropia, e un lungo tour mondiale, i Dimmu Borgir tornano alle sonorità originali con il sesto e settimo album, Death Cult Armageddon del 2003 e In Sorte Diaboli, uscito quattro anni dopo (che narra le vicende di un apprendista vescovo, che cede alle tenebre), con il quale riscuotono un discreto successo anche negli Stati Uniti.

Il successivo lavoro, Abrahadabr, esce nel 2010, e vede la partecipazione di ben cento musicisti, tra orchestra e coro. Un progetto sicuramente molto ambizioso, e che rispecchia la ricerca dei Dimmu Borgir di suoni che superino le consuete e tradizionali musicalità legate al mondo metal e black metal. Scelte che li hanno fatti diventare un punto di riferimento da questo punto di vista. L’ultimo album in studio della band norvegese è Eonian, uscito quattro anni fa.

La storia dei Dimmu Borgir è caratterizzata da numerosi cambiamenti nella formazione, già dai primi anni di attività, che tuttavia non intaccano l’identità ben precisa del gruppo dal punto di vista artistico.

Uno stile che li ha fatti conoscere e per i quali hanno ricevuto riconoscimenti di pubblico e critica.

Lo stile

Come abbiamo detto, lo stile dei Dimmu Borgir è veramente particolare: la band infatti mescola sapientemente elementi legati al black metal (si pensi al blast beat, alla voce in scream e growl), che però vengono abbinati a melodie dalla struttura sinfonica e sonorità tradizionali della musica classica, che rendono i loro brani molto ricchi dal punto di vista musicale. Non è un caso che i Dimmu Borgir si siano avvalsi della collaborazione di orchestre per i loro lavori. Per esempio, l’orchestra sinfonica di Göteborg nel 2001, in occasione della registrazione di Puritanical Euphoric Misanthropia (un album in cui la band sperimenta molto, facendo ricorso a sonorità elettroniche). Oppure la Radio Orchestra Norvegese per la lavorazione del loro penultimo album.

È per questo che il loro genere viene chiamato symphonic black metal, in cui i Dimmu Borgir mescolano la potenza e violenza del metal alle sinfonie della musica classica, in particolare quella romantica. Questa combinazione rende le canzoni dei Dimmu Borgir evocative ed epiche. Gli show dal vivo, in cui all’aspetto musicale si mescola quello visivo, sono caratterizati da una forte tendenza alla teatralità, accresciuta da coreografie apocalittiche” e dai loro costumi di scena, sempre molto sui generis.

Nelle loro canzoni i Dimmu Borgir parlano di misantropia, misticismo, satanismo e anticristianesimo. Se nei primi lavori la band preferiva esprimersi in norvegese, il crescente successo e l’apertura verso mercati internazionali li ha portati a scrivere e cantare in inglese.

Con nove album in studio, e uno live (Live at Dynamo Open Air 1998 del 2019), i Dimmu Borgir sono tra i principali rappresentanti del symphonic black metal, punto di riferimento per gli appassionati di questo genere molto particolare, e per chi, incuriosito, vuole avvicinarsi a questo tipo di sonorità.