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Album postumi: l’eredità musicale dei grandi artisti scomparsi

di Redazione
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Quando un grande artista muore, non muore mai del tutto. La sua eredità, infatti, continua a vivere nel tempo. Il discorso vale ancora di più quando, dopo la scomparsa dell’artista, vengono pubblicati album postumi, che ne rifanno vivere la memoria, lasciando ancora le sue orme nel sentiero della musica.

Nell’articolo di oggi andremo a vedere quali sono alcuni degli album postumi più famosi, e che hanno contribuito a imprimere per sempre nel firmamento musicale la stella dei loro creatori.

Semplicemente… Michael

Michael Jackson è sicuramente uno dei più grandi interpreti di sempre. Il suo posto nell’Olimpo dei cantanti non può essere messo in discussione, nemmeno dalle vicissitudini giudiziarie che caratterizzarono i suoi ultimi anni di vita, fino alla sua morte nel 2009. Michael Jackson è stato uno degli artisti di maggior successo nella storia della musica: il suo Thriller del 1982 rimane ancora oggi l’album più venduto di sempre. Il 10 dicembre del 2010, un anno dopo la sua scomparsa, la Sony Music pubblicava un album postumo, dal titolo semplice ed evocativo: Michael. Si trattava dell’undicesimo disco in studio di Michael Jackson, e conteneva dieci brani inediti. Le canzoni di Michael erano state presumibilmente registrate in un lungo arco di tempo, dal 1982 al 2009, e si presentava quindi come un compendio di tutte le tappe della carriera di Michael Jackson.

Closer dei Joy Division: la quiete prima della tragedia

Nel 1980, i Joy Division aspettavano la loro consacrazione, dopo il successo del primo disco l’anno prima, Unknown Pleasures. La band si era riunita per dare vita al loro secondo lavoro, Closer. Nel frattempo era in corso l’organizzazione del loro primo tour americano. L’album fu quindi registrato velocemente, tanto che dei dodici brani incisi, solo nove finirono nel disco. Sembrava filare tutto liscio, ma qualcosa stava per cambiare per sempre le sorti del gruppo. Due mesi prima della pubblicazione di Closer, il cantante e leader del gruppo, Ian Curtis, decise di porre fine alla propria vita, impiccandosi il 18 maggio 1980. Fu la fine dei Joy Division, che mantennero fede a un tacito accordo: se qualcuno avesse abbandonato, il gruppo si sarebbe sciolto. Il 18 luglio usciva quindi Closer, ultimo album dei Joy Division, che continuarono sotto un altro nome. L’album è considerato fondamentale per l’evoluzione della new wave e del gothic rock.

Janis Joplin: una “perla” della musica internazionale

Janis Joplin: un nome che da solo basta a sé stesso. Dietro il nome, l’artista. Immensa. Una voce che ancora oggi, a distanza di cinquant’anni, fa ancora tremare le vene ai polsi. Purtroppo, come altri grandi artisti, ci ha lasciato troppo presto (anche lei a 27 anni, come Jim Morrison, Kurt Cubain, Jimi Hendrix, Amy Winehouse e Brian Jones). Janis Joplin è stata una delle grandi voci di quell’epoca di fermento che sono stati gli anni Sessanta, in America e non solo. Di lei rimangono le grandi performance dal vivo (come a Woodstock), e solo due album in studio: I Got Dem Ol’ Kozmic Blues Again Mama!, del 1969, e Pearl, del 1971. In realtà, Janis Joplin aveva pubblicato altri due dischi con la Big Brother and the Holding Company: il primo, che portava semplicemente il nome della band, e il capolavoro Cheap Thrills.

Pearl fu quindi pubblicato postumo, pochi mesi dopo la scomparsa della Joplin, avvenuta il 4 ottobre del 1970. Le canzoni furono registrate tra il settembre e l’ottobre del 1970, pochi giorni prima della morte per overdose dell’artista americana. L’album uscì nel gennaio del 1971 e raggiunse subito la vetta della Billboard, e rimane ancora oggi un “testamento” fondamentale per chi ama la musica di Janis Joplin, e le atmosfere di quel periodo.

L’eredità rap e hip hop di Tupac, The Notorius B.I.G. e Mac Miller

Cambiamo genere, e immergiamoci nel mondo del rap e dell’hip hop degli anni Novanta e dei primi Duemila.

È tristemente nota la faida hip hop tra East Coast e West Coast che caratterizzò buona parte degli anni Novanta. Tra i protagonisti, i due più noti furono 2Pac e The Notorius B.I.G., scomparsi entrambi prematuramente e in maniera tragica: entrambi gli artisti furono infatti assassinati, il primo a Las Vegas nella notte tra il 7 e l’8 settembre del 1996, e il secondo il 9 marzo dell’anno successivo. Tutti e due avevano portato l’hip hop ad altissimi livelli, con brani e album di grandissimo successo, che avevano conquistato il panorama musicale.

Sia Tupac che The Notorious B.I.G. hanno lasciato una grande eredità, concretizzatasi in due album postumi. Nel 1996 uscì infatti The Don Killuminati: The 7 Day Theory, disco di Tupac uscito dopo la sua morte, contenente sia dissing contro i rivali, sia canzoni di coscienza sociale. Stessa sorte anche per The Notorius B.I.G.: pochi mesi dopo la sua morte uscì Life After Death, un doppio album in cui spiccano collaborazioni importanti con grandi nomi della scena hip hop  tra i quali Jay-Z, Lil’ Kim, R. Kelly e Puff Daddy..

Concludiamo rimanendo nel genere e parlando di Mac Miller, rapper statunitense, la cui vita, sempre al limite, si concluse presto, a soli 26 anni, per un cocktail di droghe e alcol. Tuttavia, in così poco tempo, Mac Miller riuscì a diventare un personaggio di grande impatto, pubblicando album indipendenti in grado di scalare la Billboard, creando una propria etichetta, e producendo per vari artisti. Dopo la sua morte nel 2018, nel 2020 uscì Circles, un album che spazia tra rap e hip hop, rock e pop, fino a sonorità indie folk.

Come visto, la morte di un artista non comporta la sua definitiva scomparsa. La sua eredità continua a vivere, grazie anche a album postumi, che rimangono come dei veri e propri “testamenti musicali” in grado di farlo vivere per sempre.