Nel 2016, Sony pubblicò Daddy’s Car, brano creato tramite l’Intelligenza Artificiale (IA) (con il programma Flow Machines), il quale ha ad oggi quasi tre milioni di visualizzazioni. La canzone aveva caratteristiche simili a quelle dei Beatles, come era stato richiesto dai suoi autori.
Dopo sette anni, l’IA è entrata a gamba tesa in molti settori (medico, finanziario, didattico, ecc.), stimolando un vivace dibattito sul tema, un discorso che vale anche per quello della musica.
Ma in che modo l’IA sta influenzando l’industria musicale? Come si crea una canzone tramite IA? E, non meno importante, quali sono i risvolti in ambito di diritti d’autore?
Nell’articolo di oggi cercheremo di fare un po’ di ordine e dare una risposta a queste domande.
Come si crea una canzone con l’IA?
Creare una canzone con l’IA non è molto complicato. Il procedimento è simile a quello che avviene con ChatGPT per testi o anche codici. Infatti, anche per la musica i generatori di intelligenza artificiale possono essere “addestrati”. In che modo?
L’intelligenza artificiale si basa su incredibili quantità di dati, in questo caso riguardanti l’industria musicale, che vengono lavorati poi da algoritmi addestrati a seconda del risultato che si vuole raggiungere. Nel campo musicale, ogni canzone viene studiata dal generatore, nel tentativo di riconoscerne i tratti di originalità nelle sue diverse componenti. Quando il modello è pronto, a quel punto chi vuole può chiedere al generatore di creare la propria canzone, andando a specificare tutti i suoi desiderata: dal genere di appartenenza al ritmo fino allo stile. Si potrà per esempio chiedere di imitare un certo artista, oppure di inserire richiami a musicalità proprie di un certo periodo storico.
Ma ogni canzone, oltre che dalla parte musicale, è composta anche da quella testuale. Anche in questo caso, gli strumenti di intelligenza artificiale scansioneranno i testi dei brani inseriti nel database, andando a scovare quali sono, per esempio, i termini più usati da un artista, o in un determinato genere, la loro tipologia (formali, moderni, ricercati, colloquiali, ecc.), la struttura dei ritornelli e la loro frequenza, e così via.
In questo modo, questi software sono in grado di “farsi un’idea” di quali siano le caratteristiche principali di un cantante o gruppo, di un genere (jazz, blues, rock…), di un periodo storico, e dare vita a contenuti (più o meno) originali. Attualmente i principali generatori di IA per la musica sono Flow Machines, Soundraw, AIVA (Artificial Intelligence Virtual Artist), MusicLM, Mubert AI, AmperMusic, Song Lyrics Generator, OpenAI’s MuseNet e Jukebox.
Ma in che modo l’Intelligenza Artificiale sta influenzando il mondo della musica?
Come l’IA influenza il mondo della musica: presente e scenari futuri
Uno dei principali dubbi rispetto all’utilizzo dell’IA nella creazione di musica è: se finora un brano (e, per esteso, un album) si giudicava sulla base della capacità dell’artista di mettere in campo la sua creatività, il suo talento, dando vita a qualcosa di originale, quali saranno ora i parametri per stabilire la validità di una canzone? Questa, che può sembrare una domanda da “addetti ai lavori”, è invece interessante, proprio perché, al momento attuale, i generatori di IA non sono (ancora) in grado di esprimere una creatività paragonabile a quella umana. Quel che vogliamo dire è che l’IA, in campo musicale, si limita a “riorganizzare” i pattern incontrati durante l’addestramento. In tal senso, alcuni artisti hanno espresso tutta la loro perplessità davanti all’uso di questi software nel mondo della musica, legata alla validità della musica e del testo prodotti.
Se voci di dissenso si sono alzate da alcuni artisti, ci sono piattaforme di streaming, come per esempio Spotify, che si sono invece messe al lavoro proprio per dar vita a dei laboratori con l’obiettivo di creare strumenti di intelligenza artificiale. Lo scopo di questa attività delle piattaforme è quello di coadiuvare gli artisti nel loro processo creativo.
Ma quindi, guardando avanti, quale potrebbe essere il futuro?
Sicuramente siamo di fronte a una rivoluzione, anche se non ne conosciamo ancora tempistiche, modalità e pervasività. Tra qualche anno potremmo assistere a un cambiamento del mercato musicale: per esempio, le piattaforme di streaming potrebbero ospitare solo, o quasi esclusivamente, i loro artisti IA. Se questa sembra un’ipotesi un po’ troppo ardita, è molto più probabile che le piattaforme di streaming si doteranno di algoritmi che, intuendo i gusti dell’utente, andranno a consigliargli canzoni originate proprio con l’intelligenza artificiale, rendendo così l’esperienza sempre più unica e personalizzata.
Sempre gettando avanti lo sguardo, sorgono alcuni interrogativi: come si comporteranno cantanti, producer, etichette e fan davanti a questi cambiamenti? E quali implicazioni ha, e avrà, l’uso dell’IA nel mondo della musica parlando di diritti d’autore?
IA e musica: quali implicazioni per il diritto d’autore?
Il discorso sul diritto d’autore legato al rapporto tra IA e musica è interessante: se l’autore della musica, o del testo, è un algoritmo, a chi spettano i diritti?
L’algoritmo infatti lavora su brani protetti da copyright, creando canzoni che potrebbero risultare molto simili a quelle originali, portando a cause per violazione del diritto d’autore.
Per cercare di intervenire in maniera tempestiva e lungimirante, l’Unione europea si è mossa già nella direzione di cercare di garantire gli artisti. Lo scorso marzo, è stata approvata al Parlamento europeo una legge relativa alla regolamentazione dell’uso dell’intelligenza artificiale. La normativa, passata con più di 500 voti favorevoli, riguarda anche la musica. La legge, infatti, si pone come obiettivo la protezione dei diritti degli artisti, introduce il divieto di utilizzare l’IA senza autorizzazione, imponendo infine obblighi di trasparenza sui sistemi di IA che vengono sfruttati per creare musica, chiedendo che siano effettuate valutazioni dei rischi e che ci sia comunque la sorveglianza umana sui processi. L’Ue, inoltre, vieta che sia utilizzata l’IA per generare opere musicali senza consenso, così come non sarà possibile estrarre campioni di audio senza autorizzazione.
Per quel che riguarda gli artisti, questi potranno presentare reclami per richiedere spiegazioni sull’uso dell’IA. L’entrata in vigore della legge è prevista entro tre anni. Vedremo solo allora se la normativa sarà stata sufficiente per garantire agli artisti un utilizzo consapevole e onesto delle loro creazioni.
Intanto, negli USA si sono fatti altri passi in avanti, in questo caso per la protezione della voce degli artisti: sarà infatti proibito usarla per creare opere false (come è già avvenuto), con sanzioni che entrano anche nel penale per chi viola la legge.
Insomma, la questione del rapporto tra IA e musica è tutta aperta, e la storia tutta da scrivere.
P.S. L’immagine di copertina di questo articolo è stata creata con l’intelligenza artificiale 😜