Oh Death

Formidabili guerrieri psichici, canalizzatori del mistico e fautori di una ricerca spirituale che trascende questo regno, i Goat rimangono una band avvolta nel mistero. Viaggiando dalle loro imperscrutabili origini nel villaggio svedese di Korpilombo attraverso i palchi e i festival di tutto il mondo negli ultimi dieci anni, questa band ha creato la sua musica incendiaria interamente secondo le proprie coordinate. Con tutto questo in mente, l'osservatore casuale avrebbe potuto intuire dal titolo che "Requiem", il loro beatifico e malinconico album del 2016, sarebbe stato il loro ultimo. Eppure gli spiriti ancestrali evocati dalla loro arte sono sempre inquieti. Così gli eterni cicli di rinascita hanno prodotto trionfalmente "Oh Death", una conflagrazione cerimoniale potente come nessun'altra realizzata da questa band. Rinvigorito da forze di cui possiamo solo intuire le origini, "Oh Death" è una festa a cui tutti sono benvenuti. Smentendo con disinvoltura le facili classificazioni, queste serenate infuocate sono altrettanto a loro agio nello spazio mentale del funk feroce degli anni '70 quanto in quello del post-punk zelante dei dischi ZE. Incantesimi folkloristici e skronk free jazz trovano qui un terreno comune, sostenuti da un incessante movimento in avanti e da un'energia rauca. Ma tutto questo è racchiuso in un delirante groove gnostico che minaccia di far precipitare l'intera faccenda in orbita. 'Oh Death' è guidato da una carica soprannaturale che unifica, rinvigorisce e trascende i confini, siano essi geografici, musicali o tra questo mondo e l'altro. Nelle mani di questi saggi e indovini, questo è solo l'inizio. Goat è 'Oh Death', Lunga vita a Goat.