Spedizione gratis a partire da € 90

L’equalizzatore: che cos’è e come funziona

di Redazione
equalizzatore

Durante la produzione di un album, sono molteplici i fattori che entrano in gioco affinché il risultato finale sia soddisfacente sia per l’artista che per gli ascoltatori. Uno degli strumenti più importanti è certamente l’equalizzatore, fondamentale sia per il mix, sia per la fase di mastering, ma non solo. Nell’articolo di oggi vedremo insieme cos’è e come funziona un equalizzatore, l’importanza di avere filtri di alta qualità, e passeremo infine in rassegna le diverse tipologie di equalizzatori.

A cosa serve e come funziona un equalizzatore

Partiamo col dire che un equalizzatore consente di modificare il timbro di un suono, attraverso l’accentuazione o l’attenuamento di bande precise di frequenze dello spettro sonoro. L’equalizzazione è infatti il processo di livellamento delle diverse componenti dello spettro di frequenze di un determinato segnale audio. Si tratta quindi di un’operazione di filtraggio applicata a un certo segnale audio, per modificarne il contenuto timbrico. Un’azione che viene portata avanti tramite un apposito strumento, l’equalizzatore appunto, del quale, come vedremo, esistono diverse tipologie. L’equalizzatore permette di suddividere lo spettro del segnale in sezioni, denominate “bande”, che vengono poi utilizzate per tagliare o amplificare alcune parti del suono. Ovviamente, il controllo sul suono è direttamente proporzionale al numero di “bande” che ha il nostro equalizzatore: più le seconde aumentano, maggiore sarà il primo. Attraverso l’equalizzazione è possibile inoltre cambiare l’equilibrio tra frequenze che sono già presenti nel segnale. Ma è importante sottolineare come l’equalizzatore non ci consente di creare nuove frequenze, ma solo di lavorare su quelle già esistenti.

Ma cosa si può fare, in poche parole, con un equalizzatore? Questo apparecchio permette una serie di interventi funzionali a rendere il suono in uscita al massimo delle sue potenzialità. Vediamo quali.

  • Correzione di elementi che risultano inutili o addirittura fastidiosi. Questa operazione si chiama equalizzazione correttiva, proprio perché interviene a correggere frequenze che non compongono il suono originale, come risonanze o rumori di diverso tipo.
  • Bilanciamento dello spettro sonoro. Si tratta di bilanciare gli strumenti sia a livello di volume che di frequenze, per ottenere come risultato un mix che sia equilibrato.
  • Enfatizzazione delle caratteristiche timbriche di uno strumento. L’equalizzatore permette di modificare il timbro di uno strumento preciso, migliorandolo.
  • Cambiamento della percezione del suono. Intervenendo con un equalizzatore sul timbro del suono, possiamo far emergere un certo strumento, oppure mantenerlo più in sottofondo.

L’equalizzatore può quindi essere usato in diverse fasi della creazione di un brano, sia in quella di registrazione sia in post-produzione. Vediamo ora la componente fondamentale dell’equalizzatore: i filtri.

Filtri di qualità per un equalizzatore di alto livello

Ogni equalizzatore è composto da filtri di differenti tipologie, i quali influiscono sulle caratteristiche e quindi anche sul comportamento. Se si vuole raggiungere una resa perfetta del suono, in linea con i propri desideri, è bene dotarsi di uno che abbia filtri di qualità.

Vediamo ora i diversi tipi di filtri.

Low-Pass Filter e High-Pass Filter: sono filtri che consentono di tagliare le frequenze agli estremi dello spettro sonoro: gli High-Pass Filter quelle al di sotto di una certa soglia, mentre i Low-Pass Filter al di sopra.

Shelving Filter: traducibile in maniera letterale con “filtro a scaffale”, anche questa tipologia di filtro permette di intervenite sulle frequenze agli estremi dello spettro sonoro. Rispetto a quelli low-pass e high-pass tuttavia enfatizza o attenua le frequenze superiori o inferiori alla frequenza indicata.

Peaking Filter: si tratta di uno dei filtri più utilizzati per le operazioni di correzione. Questo tipo di filtro, noto anche come filtro “a campana” o Bell, si basa su tre parametri di intervento. 

  • Frequency, ossia la frequenza centrale su quale il filtro interviene
  • Gain: espresso in dB, indica quanto una banda di frequenze viene enfatizzata o attenuata
  • Q, o anche larghezza di banda, la quale determina appunto la larghezza della banda sulla quale si agisce.

Notch: si tratta in sostanza di un Peaking Filter il cui parametro Q è molto stretto, determinando un range di frequenze sulle quali intervenire più limitato. Viene utilizzato principalmente per ridurre le frequenze di risonanza, che comportano confusione nel mix.

Se si vuole utilizzare un equalizzatore, è fondamentale conoscere queste basilari distinzioni, in modo da poter muoversi più facilmente nella scelta di ciò che ci serve.

Dopo aver parlato della componente fondamentale dell’equalizzatore, scopriamone insieme le diverse tipologie.

I diversi tipi di equalizzatori: parametrici, semiparametrici, grafici, dinamici

Come già accennato, esistono diversi tipi di equalizzatori, che si differenziano tra loro per come dividono la gamma di frequenze e per la precisione. Molti equalizzatori digitali posseggono inoltre un analizzatore di spettro. Si tratta di uno strumento che facilita la vita a chi utilizza l’equalizzatore. Infatti, l’uso dell’analizzatore di spettro favorisce la comprensione delle frequenze su cui lavorare. In questo modo sarà più semplice individuare dove andare a intervenire.

Vediamo ora i principali tipi di equalizzatore.

Equalizzatori Parametrici: questo tipo di equalizzatori contengono tutti i parametri per gestire il comportamento dei filtri e grazie proprio all’elevato numero di controlli disponibili, risultano molto versatili.

Equalizzatori Semiparametrici: a differenza dei precedenti, gli equalizzatori hanno meno parametri disponibili. Se da un lato si avrà un minor controllo dei filtri, dall’altro aumenteranno però la semplicità e la velocità di utilizzo.

Equalizzatori Grafici: sono questi tipi di equalizzatori composti esclusivamente da filtri a campana, e con i quali è possibile modificare solo il gain di ogni banda. Sebbene abbiano una quantità limitata di controlli disponibili, consentono di ottenere una buona precisione, con costi ridotti rispetto agli altri.

Equalizzatori Dinamici: simili a quelli parametrici, riescono però ad avere una risposta “dinamica” al livello di segnale in ingresso (se hanno la funzione Sidechain, possono rispondere anche a un segnale esterno). In poche parole, questo tipo di equalizzatore agisce su un range di frequenze impostato, sulla base della quantità di segnale che oltrepassa la soglia.

Come visto, esistono diversi tipi di equalizzatore, ognuno con varie funzionalità, tra cui poter scegliere in base alle proprie esigenze. Una scelta sicuramente non semplice, ma che speriamo possa essere meno complicata grazie a questo nostro articolo.